MantraM «The Blue Vault» (2017)
Recensione
Già all’attivo da diverso tempo i romani Mantram rilasciano oggi il loro nuovissimo quanto personalizzato lavoro “The Blue Vault” all’interno del quale undici tracce strutturate su un alternative rock si danno manforte sviluppando al meglio un sound intenso quanto significativamente maturo per la band. Il clean particolarmente melodico, tra un brano e l’altro, esprime al meglio delle proprie possibilità l’obiettivo prefissatosi attraverso il disco ovvero quello di trasmettere sotto il profilo del songwriting quella che è la costante lotta tra la razionalità e il bisogno di evasione quotidiano che in sostanza caratterizza ciò che ognuno di noi vorrebbe ma che non può a causa di tutti quei fattori che regolano costantemente i flussi della nostra vita. Strumentalmente i brani risultano particolarmente melodici, con numerosi tratti più oscuri e malinconici rispetto ad altri e che tendono per l’appunto a rilasciare tutte le sensazioni quella stessa maturità compositiva che la band ha oggi acquisito dopo un Ep del 2012 e dopo un periodo di riflessione che a lungo andare ha portato i frutti sperati. Il sound è naturale al pari dei distorti che non necessitano di alcun effetto se non quello dell’energia trasmessa in maniera più naturale possibile tra un riff e l’altro; anche dietro le pelli il lavoro pare deciso e determinato risultando sempre diversificato e non piatto o monotono. Gli undici brani si alternano in maniera costruttiva come se esistesse una congiunzione tra uno e all’altro per raccontare le sensazioni e le tematiche sopra menzionate. Molti brani, tra cui l’opener “ All I Want”, esprimono subito al meglio il lato più duro attraverso la sua dirompente ritmica che trasmette all’ascoltatore sin da subito un’ottima impressione; appena più moderato il successivo “Free End”, dove forse la parte cantata, sia pur in maniera espressiva, tende a raggiungere livelli appena fuori portata; splendida l’apertura di questo “Solitude 2.0”, malinconica ma allo stesso tempo grintosa; esempi di ballad non mancano in “All The Time” dove la band rileva al meglio il proprio sentimentalismo al di fuori della muraglia dei distorti che caratterizza la maggior parte dei brani. Intense nei contenuti anche “Crossroads” e la successiva “What I’ve Got” dove nella prima appare particolarmente orecchiabile il ritornello cantato oltre quell’indole più dura e melodica che caratterizza particolarmente il sound della band. Da segnalare anche “Electrical” forte di un inteso stop’n’go ritmico che decreta da sé le sorti del brano; ma ancora “Try Again”, dove ci si incentra nuovamente su sonorità più oscure che poi per il ritornello si manifestano comunque più dinamiche e coinvolgenti; espressiva forse nella maniera migliore è la conclusiva “The Blue Vault”, brano in parte corale e tipico di un finale per una live performance. Un disco dinamico ed espressivo che nota dopo nota, lascia in maniera decifrabile e chiara il messaggio prefissatosi.
Track by Track
- All I Want 75
- Free End 70
- Solitude 2.0 75
- All The Time 65
- Crossroads 75
- What I’ve Got 75
- This Is Not The Time 65
- The Same 70
- Electrical 75
- Try Again 70
- The Blue Vault 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
72Recensione di Wolverine » pubblicata il 13.11.2017. Articolo letto 1724 volte.
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