Meursault Omega «Cold Thirst» (2021)
Meursault Omega
Titolo:
Cold Thirst
Nazione:
Italia
Formazione:
Cliff Scott :: Guitars, Bass, Vocals, Samples
Guests:
Chiara Manese :: Vocals
Francesca Tosi :: Vocals
Asator Aegishjalmur :: Vocals
Simona Guerrini :: Vocals
Lunaria Wistful :: Vocals
Carlo Fiore :: Keyboards, Synth
Matteo Venegoni :: Lead Guitar
Genere:
Alternative Metal
Durata:
46' 54"
Formato:
CD
Recensione
Il caso del secondo album dei Meursault Omega, one man band da Milano con diversi ospiti alla voce, è uno di quei casi in cui il musicista vorrebbe fare, ma una serie di approssimazioni tecniche rendono questo “Cold thirst” solo un manifesto di velleità poco corroborate da fatti.
Il problema di “Cold thirst” è infatti che l’album di Cliff Scott voleva fare e cercare di strappare consensi, arrivando perfino a coniare il fantasioso termine “Thrash industrial noise metal”, ma finisce, ahimé, per essere un metal con quasi sempre lo stesso tempo medio/lento di batteria, suonato così così (evidenti alcune imprecisioni di messa a tempo), e che perlopiù suona come un insieme di canzoni forse non male, ma molto abbozzate e senza rifiniture né arrangiamenti pieni di nota. Lo si sente già dalla terza canzone “Blowing from a gun”, che nonostante una interessante idea verso la fine del brano, è perlopiù qualcosa di narcolettico, e se la prima parte ancora si salva, quella centrale invece sprofonda, con una “Sad days…” che consiste in un brano banale, con voce urlata femminile uscita male e dalle linee vocali fiacche, passando per delle molto generiche “Death by 1000 cuts” e “Bloody babs” (e con altre voci urlate di sottofondo uscite proprio male), arrivando a una “The outsider” troppo abbozzata e a una goffa “The end is near”. Certo, ci sono episodi più felici come “Limerick man” vagamente più Metallica – oriented o il brano conclusivo che varia un po’ di più, ma per ottima parte dei 47 minuti di musica “Cold thirst” soffre delle magagne suddette, a cui si aggiunge un suono di chitarra tutt’altro che nitido, voci a volte confuse nel mix, una batteria che suppongo essere una drum machine perché suona quasi sempre con lo stesso tempo, e ritornelli che, drammaticamente, non escono.
Questo dunque è”Cold thirst”: è un disco fatto da gente che ci mette buona volontà, ma che finisce per suonare molto abbozzato e molto nella media, con un genere musicale neanche tanto chiaro o definito (“A tumble down…” sembra un abbozzo di brano alternative rock anni 90). Capisco che registrare dischi di questi tempi non è facile, ma arrivati al secondo album bisogna sapere quando un album è completo o è solo un mucchio di idee abbozzate e registrate a livello embrionale. Scusate, ma per me è un no secco.
Track by Track
- Wood and flies - Intro S.V.
- I thirst 60
- Blowing from a gun 60
- Sad days in alcolu 55
- Death by a thousand cuts 50
- The outsider 50
- Limerick man 60
- Bloody babs 50
- Pavane 55
- A tumble down – nook by the sea 55
- The end is near 50
- To the core 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 55
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 55
- Tecnica: 55
Giudizio Finale
56Recensione di Snarl » pubblicata il 09.03.2022. Articolo letto 763 volte.
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