NeversiN «Of Robots And Men» (2013)

Neversin «Of Robots And Men» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
03.06.2014

 

Visualizzazioni:
1971

 

Band:
NeversiN
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Titolo:
Of Robots And Men

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Filippo “Ben” Benetton :: Vocals
Matteo “Skench” Scalcon :: Guitars, Vocals
Federico “Sgana” Fabian :: Guitars
Daniele “Hurt” Businari :: Bass
Alberto “Albertino” Quarta :: Drums

 

Genere:
Hard Rock / Progressive / Classic Rock

 

Durata:
47' 14"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
21.10.2013

 

Etichetta:
Undeground Symphony Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

In una parola, il secondo album dei padovani Neversin è qualcosa di delizioso.
Devo essere sincero: fare prog non è facile, e a volte si sentono bands un po’ niente di che, che sembrano faticare col fatto di un genere come questo, così senza regole, soprattutto in ambito underground, dove i poveri debuttanti devono scontrarsi con dei fans esigentissimi e radicati ai numi tutelari storici. Ebbene: i Neversin prendono questo scoglio di difficilissima risoluzione, e lo scansano facendo il loro dovere con una disinvoltura incredibile, con un “Of robots and men” che nelle prime 8 canzoni propone tracce brevissime (la più lunga è di 3 minuti e 4), con un ritornello, una strofa, un assolo e poco o niente, ma tutte queste tracce sono legate tra loro, il tutto a rendere l’album straordinariamente compatto e ben congegnato, per poi evolvere su canzoni dalla durata più consueta, più da forma canzone e più tipicamente rock, a tratti perfino power, ma più spesso che si rifanno ai Dream Theater dei primi anni ’00, e comunque sempre costantemente melodiche, graziate da una voce sempre a tiro, e che dona alle composizioni una innegabile marcia in più, condita da un notevole tasso tecnico del chitarrista, mentre più raramente la ritmica si espone in parti ritmicamente spezzettate, tipo “Sons of the highlands”.
Difetti probabilmente ce ne sono, e direi che principalmente per quanto il disco sia buono e anche abbastanza immediato, forse usa troppo la carta del brano prog melodico, rinunciando a una ballad stile “The silent man” che probabilmente avrebbe variato un po’ lo stile dei Neversin, sulla quale secondo me la band avrebbe avuto risultati eccelsi, mentre parti meno melodiche avrebbero giovato di più. In questo disco ce n’è qualcuna, ma sono troppo poco durature secondo me. Infine, la tracklist sembra mostrare un concept chiaro nella prima parte, ma visti i temi alla star trek, non capisco cosa c’entra l’incipit celtico di “Sons of the highlands” o la moto alla fine di “Ghostrider” e dove va a finire poi il concept lirico dell’album, visto che le canzoni cambiano completamente stile e non capisco per qual motivo artistico. Qui più che stupire, si disorienta un po’ troppo l’ascoltatore che più che apprezzare le canzoni, viene portato a pensare cosa sia successo.
A parte questo, l’album è da ascoltare tutto d’un fiato e mi ha colpito davvero positivamente, nonostante qualche piccolo elemento è ottimizzabile, tipo la tracklist e un po’ più eterogeneità. Acquisto per me fortemente consigliato agli amanti del prog italiano, sia metal che rock.

Track by Track
  1. Escape From The Planet Of The Robots 70
  2. I 80
  3. Violet 80
  4. Planet Earth 80
  5. The Star Watcher 80
  6. Return to The Planet Of The Robots 70
  7. Borg fight 70
  8. System failure 75
  9. Enterprise 80
  10. Sons of the highlands 70
  11. Ghostrider 70
  12. Hit the road 80
  13. Kryptonite 75
  14. Maybe it’s me (bonus track) 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 85
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
76

 

Recensione di Snarl » pubblicata il 03.06.2014. Articolo letto 1971 volte.

 

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