Perceverance «The Dark Mechanism» (2013)
Recensione
Abbastanza buono il disco di debutto per I Savonesi Perceverance, che con questo “the dark mechanism” ci regalano una specie di thrash old school che per tutta la durata dei suoi 44 minuti cerca sempre di tirare in ballo la carta dell’originalità, della potenza e del suonare poco prevedibili, cioè con strutture ritmiche mutevoli nei bpm eppure dall’impatto notevole. Beninteso: qui influenze thrash moderne o groove non ne troverete, immaginatevi piuttosto qualcosa di più tecnico alla Coroner o anche in stile Mekong Delta.
E a dire la verità il risultato non è per niente perfetto in tutto l’album, ma ciononostante parecchio piacevole. Il fatto è che l’album ha una doppia personalità: dalla quarta canzone fino alla settima compresa, senza se e senza ma, “The dark mechanism” è notevole: potente, tecnico, preciso ma terribilmente convincente e violento da convincere senza problemi sia gli amanti della potenza old school che quelli che vogliono essere più soddisfatti dal punto di vista tecnico. A tal proposito è per me quasi impossibile non muovere la testa al ritmo di “Purify”, che prima ha un andamento lento ma parecchio incisivo, e poi scoppia mirabilmente a metà canzone con un cambio di umore della canzone tutt’altro che banale. E tutto senza citare la più old school di tutte “Speed that kills”, la più strutturata e con un tocco alla primi Testament “Into the void”, nonché il mid tempo prominente di “Mentally dead”, ma anch’esso cangiante nei patterns di batteria. Ci sarebbe anche la strumentale “cronos” da rimarcare, che tuttavia trovo meno interessante.
Il problema di quest’album è l’altra personalità: le restanti canzoni sembrano fatte dai Perceverance quando erano meno capaci, con dei ritornelli poco interessanti tipo l’opener “Prepotence” e “Hate bringer”, buona ma con una solista molto deludente. Vale anche la pena di nominare “Trapped in a corner”, che cerca di essere più in stile dei brani suddetti, ma una metrica e una linea vocale scontatissime rovinano quasi tutto. L’ottava e la decima canzone confermano di essere dei brani un po’ così così.
Insomma: se i brani centrali fossero stati un EP, senza se e senza ma staremmo parlando di una bomba dell’underground, ma quegli altri brani meno convincenti, permettetemi se insisto, sembrano proprio scritti quando la band era meno matura e capace e scorrono di meno. Non so se siano dei filler o semplicemente sono io, ma da questo punto di vista l’album non può, con rammarico, ricevere un voto altissimo che invece le canzoni centrali meriterebbero. Il giudizio finale sarà anche un po’ scarso, ma sinceramente per le capacità espresse per me si possono aggiungere 10 voti al risultato complessivo, fermo restando che i Perceverance aumentino il livello e la costanza compositiva sulla lunga distanza del cd, il cui acquisto è consigliato agli amanti dell’old school thrash, soprattutto quelli che non disdegnano la tecnica e partiture più intelligenti senza che per questo odorino di moderno.
Track by Track
- Prepotence 60
- Hate bringer 65
- Trapped in a corner 65
- Mentally dead 80
- Purify 85
- Speed that kills 85
- Into the void 80
- Persistence in time 65
- Cronos 70
- The dark mechanism 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
71Recensione di Snarl » pubblicata il 21.03.2014. Articolo letto 1778 volte.
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