Saille «Ritu» (2013)

Saille ĞRituğ | MetalWave.it Recensioni Autore:
MrSteve »

 

Recensione Pubblicata il:
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Visualizzazioni:
1856

 

Band:
Saille
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Titolo:
Ritu

 

Nazione:
Belgio

 

Formazione:
Dennie Grondelaers – Vocals
Reinier Schenk – Guitars
Jonathan Vanderwal – Guitars
Gert Monden – Drums
Didier Vancampo – Bass
Dries Gaerdelen – Keyboards

 

Genere:

 

Durata:
47' 26"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2013

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Dopo aver recensito tanto power e symphonic pulito, è decisamente il momento di sciacquarsi le orecchie da tutta questa melodia e vedere un po' cosa succede nell'altro lato della musica metal... Quello malvagio, terreno delle forze dell'oscurità e del male. Insomma, questo è un disco di symphonic black metal.
Ora, molti potrebbero pensare, vista la deriva di certi grandi gruppi del genere nell'ultimo periodo, che non dovrei sentire un gran cambiamento. Invece la prima cosa che si nota nei Saille è proprio il black, puro e senza compromessi. Scordatevi grandi arrangiamenti e motivi trionfali, questi ragazzi tornano alla radice del genere, e ci tornano tanto da relegare le parti sinfoniche a ornamento di un disco curato, cattivo e sicuro di sé. Ruggiti inumani, ritmiche ossessive, batteria pesantissima e occasionali inserti di grida e strumenti esotici fanno da padrone, e quando si lasciano da parte le chitarre distorte per affrontare qualcosa di più soffuso o di più armonizzato, non si perde un briciolo di dignità o malvagità. La loro capacità di mantenere viva l'attenzione e di non perdersi mai in inutili ed autoreferenziali inserti orchestrali o ambient è impressionante, e la cura degli svariati strumenti e inserti anche vocali è massima.
Guardando i lati negativi, il suono delle chitarre non sembra tanto curato quanto il resto: è un po' zanzaroso, poco definito. Si potrebbe obiettare che è un altro segno di questa voglia di misurarsi con l'essenza del genere, con il suono "storico" da scantinato norvegese che caratterizza tanti album, ma sono convinto che con la stessa cura riservata a tutto il resto degli strumenti si sarebbe potuto raggiungere un livello ancora più alto. Parlando di testi, invece, è interessante (anche se non così originale) la scelta di analizzare riti di morte di varie culture, considerandone uno diverso in ogni canzone, con svariati richiami a H. P. Lovecraft, espressi attraverso una fantastica gestione delle voci, con davvero pochi punti negativi.
Un magnifico disco. Obbligatorio per tutti i metallari che seguono il genere, assolutamente consigliato agli altri (e lo dice uno che segue molti pochi gruppi in questo filone). Credo proprio che li approfondirò attentamente.

Track by Track
  1. Blood Libel 75
  2. Subcutaneous Terror 85
  3. Fhtagn 80
  4. Upon the Idol of Crona 80
  5. Sati 85
  6. A Titan's Sacrifice 80
  7. Haunter of the Dark 80
  8. Runaljod 90
  9. Ritual Descent 85
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 80
  • Originalità: 85
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
82

 

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