Sakee Sed «Hardcore da Saloon» (2015)
Recensione
Provenienti da Bergamo, i “Sakee Sed” ci presentano la loro ultima creazione “Hardcore Da Saloon”, album ricercatissimo e particolarmente ispirato che porta il livello della composizione artistica di questo duo pianoforte e batteria a livelli veramente alti, sia per originalità che per vera e proprio spirito di innovazione.
E’ particolarmente difficile inquadrare il genere che questa band ci propone, molti elementi ci riportano indietro nel tempo alla fine dell’800 proprio in un Saloon dove, tra una partita truccata a carte, risse e signorine disponibili, si perdeva la giornata; questo elemento è dato particolarmente dalla linea melodica di pianoforte che con tocchi vellutati ed altri incalzanti crea le giuste atmosfere, sostenute bene da una sezione ritmica bilanciata sia nelle scelte sia nei suoni.
Purtroppo, questa atmosfera e assolutamente vincente ed azzeccata proposta subito in “Hcds” si perde velocemente con i brani successivi, questo è catalizzato da una linea vocale completamente in italiano abbastanza classica, radicata nel Post Rock/Alternative struggente e a tratti malinconico. Il contrasto con la melodia spesso frenetica e dinamica nelle prime battute sembra reggere, però alla lunga, già dopo primi pezzi, risulta pesante e difficile da ascoltare per tutta la durata del disco, che risulta abbastanza lungo visto i tredici brani.
Niente da dire sulla produzione e sulla qualità tecnica del lavoro, anche se probabilmente non è l’aspetto di maggior rilievo dell’album; tutti i suoni sono ben bilanciati e con grande equilibrio tutte le sfumature riescono a contribuire nel calarci in queste atmosfere inusuali per l’ascoltatore (almeno per me).
Vista la natura completamente fuori dagli schemi di questi ragazzi, mi aspettavo un artwork un po’ più ricercato, con caratteristiche psichedeliche che avrebbero conferito un tocco ancor più personale e dinamica al prodotto, mentre invece risulta molto piatto e statico.
Complessivamente, non credo che in termini di originalità ci possa essere un termine di paragone con i dischi usciti almeno nell’ultimo decennio, però a mancare in questo lavoro, è un filo conduttore che possa unire ed amalgamare tutte le stravaganti idee proposte per valorizzare e concretizzare al massimo il grande spirito creativo.
Track by Track
- HCDS 70
- Pejote al sole 60
- La fuga di Barnaba 65
- Fuoco alle fiamme 60
- Beck and Musical 70
- Panama 65
- Siluro 65
- Quella dei Merli 60
- Pollo e Mandorle 55
- Markala 65
- Hangover in Bristol 70
- Primula 70
- Hard tornado 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 55
- Originalità: 100
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
66Recensione di Dust » pubblicata il 06.02.2016. Articolo letto 1248 volte.
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