Thrash Bombz «Mission Of Blood» (2013)

Thrash Bombz «Mission Of Blood» | MetalWave.it Recensioni

Autore:
Papi »

Recensione Pubblicata il:
12.07.2014

Band:
Thrash Bombz

Titolo:
Mission Of Blood

Nazione:
Italia

Formazione:
UR:rhythm guitar/backing vocal Skizzo: lead guitar
Vihol: drums/backing vocal - Destruktor: bass/vocals

Genere:
Thrash Metal

Durata:
0' 0"

Formato:
CD

Data di Uscita:
24.01.2014

Etichetta:
Iron Shield Records

Distribuzione:
Abnormality Musick Distribution

Agenzia di Promozione:
Pure Steel Promotion

Recensione

I siciliani Thrash Bombz debuttano finalmente con il loro primo full-length, un disco colmo di sonorità old school che miscelano thrash americano e in dose minore tedesco, mantenendo comunque una buona personalità, pur non dicendo nulla di nuovo in termini di sonorità. Per chi ascolta, nello specifico si troverà di fronte ad un album caratterizzato da una batteria battagliera dal tipico tupa-tupa sound, chitarre lanciate ad alte volocità, con un tremolo picking sostenuto e vocals incazzose.
Per farvi un esempio su tutti: Thrash Bombz, canzone autocelebrativa che dà anche nome alla band, è vi catapulterà negli anni d’oro del genere in termini di sonorità sopra citatate.
Il resto dell’album è una sorta di tributo al thrash metal che fu: qua è la troveremo vocals al vetriolo in stile Destruction, come in Human Obliteration, o riffoni che possono ricordare ora gli Slayer( in minima parte a dirla tutta), Ora alcune cose dei Testament, ora il martellamento incessante dei Sodom ( modello lampante in termine di drumming).
Il disco però possiede buone potenzialità, i brani possiedono comunque buone idee e in più d una volta vi indurrà a scapocciare per bene: sotto questo punto di vista sono consigliatissime tracce come Mission of Blood ( fra parentesi l’assolo è micidiale), la già citata Thrash Bobmz, le due schegge impazzite e straordinariamente hardcore Dead Body Hanged e A.H.B.
Tirando le somme, ci troviamo di fronte ad un disco che farà la gioia dei nostalgici, ma anche dei neofiti che potrebbero trarre da questo lavoro una buona lezione di sana violenza sonora