Tongs «Tongs» (2015)
Recensione
Terzo lavoro in studio per i nostrani Tongs che questa volta intitolano il loro nuovo lavoro con lo stesso nome del gruppo. Questo duo propone un sound strumentale composto da un basso pluri effettato di elettronica oltre alla batteria, anch’essa a tratti estremizzata al top, dove viene proposto un sound elettronico che varia dal tribale, allo stoner, al progressive, allo sperimentale e chi più ne ha più ne metta. In ogni caso per i Tongs la regola è quelle del “non ci sono regole” si rompono gli schemi, si crea ciò che più invaghisce tenendo sempre conto che per questa realizzazione non ci sono mai le sei corde; i suoni sono spessi, carichi, alcune volte forse anche troppo pregni di elettronica, ma nello stesso tempo ben si alternano e si insinuano generando un sound sperimentale d’impatto che dà comunque prova di una certa capacità, dimestichezza e creatività del duo. I brani si susseguono l’uno con l’altro e sono in esplosione costante che rimane nel complesso sempre ben coordinata. In questo caso non si ravvisa la necessità di soffermarsi a descrivere la componentistica sonora di ogni brano proprio in considerazione del fatto che, tendenzialmente, la sola ed unica eventuale regola è la sperimentazione. Il sound del basso si trasforma spesso, viene storpiato, violentato tanto da sembrare a tratti quasi uno strumento musicale alieno. Questo duo in sostanza ci dimostra che è possibile realizzare un full lenght senza dover necessariamente ricorrere a tutti quegli strumenti che di solito si reputano indispensabili per la realizzazione di un disco; i Tongs, con questa loro ultima creatura, sono stati in grado di dimostrarcelo; esiste la possibilità di creare un qualcosa di veramente sorprendente, a tratti trascendentale, dove la forma lascia il tempo che trova ma la sostanza, seppur pregna di effetti e di elettronica, riconosce un risultato che va quasi al limite della realtà a cui siamo generalmente abituati. I Tongs si concentrano quindi su un sound particolarissimo e sperimentale anche sviluppando delle ritmiche che, inconsapevolmente, sono in grado di offrire delle emozioni tali da generare nella mente dell’ascoltatore una sorta di mondo parallelo capace di aprire la mente a scenari, per l’appunto, totalmente fuori dagli schemi.
Track by Track
- Moqui 65
- Kintsugi 70
- Metamorphosis 65
- Olowan 70
- Melma 70
- Thot 70
- Dogon 80
- Interference 75
- Mushroom 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 80
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
72Recensione di Wolverine » pubblicata il 14.05.2015. Articolo letto 1948 volte.
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