Xpus «In Umbra Mortis Sedent» (2020)
Recensione
Si affacciano sul panorama italiano il trio degli Xpus, band death black metal pacificamente definibile di pregio per il contenuto di questo “In Umbra Mortis Sedent”, un disco che, pur ispirandosi per la maggiore al death metal anni ’90 chiamando in causa Asphyx, Deicide, Incantation e molte altre band e rievocando non poco i fasti del passato, danno una buona prova delle insite capacità che in realtà si nascondono all’interno del combo stesso. In effetti la band offre un piano compositivo che ha insite in sé delle particolarità che spaziano tra una linea compositiva spesso ricca di melodici oltre che di elementi di natura strumentale che risultano tutt’altro che scontati. Il cattivo growl e di per sé il sound della band in sostanza danno l’idea che il disco ha un tocco personale e riesce ben a districarsi dall’etichetta di classico album di rievocazione ai tempi che furono. La cura che la band apporta al lavoro parte sin dalla cover, un vero e proprio cimelio che ricorda anche i primissimi lavoro di Dan Seagrave con cimiteri, lapidi e finestre che portano alla luce dal mondo delle tenebre. L’intro d’apertura ci porta subito alla prima traccia del lavoro “Into The Sphere of Madnessche” un brano che sin da subito richiama alla mente l’old school ma che in parte se ne distacca proprio per l’utilizzo di melodici e di andature continuamente variegate che vanno in sostanza a definire lo stile della band; altro buon brano da ricordare è “Blood Rite Of Liberation” che insieme a “Of Purity, Chastity And Temptation”, ricordano non poco i primi Morbid Angel soprattutto per l’aggressività strumentale che va a caratterizzarli; “Broken Is The Seal Of Equilibrium” si presenta come un brano assai delicato ricco di melodici soprattutto e di assetti in mid tempo che danno prevalenza ad andature anche pacate; da ricordare anche “Righteous Hands Of Molestation” per il suo effetto particolarmente oscuro e la successiva “Holy Sperm Upon The Lambs” forte di un riff che si ripercuote per l’intera durata del disco tra immancabili variazioni ritmiche. Dieci tracce che, se private dell’intro e dell’outro conclusivo danno luogo ad otto brani ricchi di adrenalina a cui vanno indubbiamente più elogi che rimproveri ma questo “In Umbra Mortis Sedent” per essere un debut album va decisamente bene cosi.
Track by Track
- Abyssus Abyssum Invocat (Intro) S.V.
- Into the Sphere of Madness 70
- Blood Rite Of Liberation 75
- The Gates Of Doom 70
- Of Purity, Chastity And Temptation 75
- Broken Is The Seal Of Equilibrium 70
- Clerical Rooms Of Depravity 70
- Righteous Hands Of Molestation 75
- Holy Sperm Upon The Lambs 70
- Repentance, Forgiveness And Salvation (Outro) S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 75
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
73Recensione di Wolverine » pubblicata il 09.04.2020. Articolo letto 1049 volte.
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