Zerovolume «Il Nodo del Seno» (2014)

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reira »

 

Recensione Pubblicata il:
23.10.2014

 

Visualizzazioni:
1462

 

Band:
Zerovolume
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Titolo:
Il Nodo del Seno

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Giò: voce, basso, elettronica;
Andre: batteria;
V: chitarra

 

Genere:
Rock / Elettronica / Alternative

 

Durata:
51' 0"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2014

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

La foto artistica e un po' pruriginosa sulla cover descrive calligraficamente il titolo di questo lavoro degli Zerovolume.
Ma più che il SENO come punto di concepimento, come "origine di ogni nuovo battito", quello che appare evidente ed esplicito è però il NODO: un inghippo confuso e difficile da sciogliere, come confusa e mista ed eterogenea è l'anima dei pezzi del trio toscano.
La prima anima che viene offerta è un rock contaminato da accenni elettronici e aperture di respiro quasi pop, annodato con testi che guardano al mondo là fuori, alle sue brutture, al sociale, ai conflitti tra persone, a problemi che spesso le canzoni han cercato, forse arrogantemente, di evidenziare, indagare, o forse esorcizzare; il più delle volte senza riuscirci (Sciacalli in festa, Scorie). Le voci non sono sempre all'altezza in questa veste, certi ritornelli riportano addirittura dalle parti dei Modà, e i riffoni distorti denunciano a gran voce la provenienza e le passioni metal, crossover, o quantomeno rock, del chitarrista; ma suonano quasi posticci e slegati dal contesto.
La seconda anima è invece introspettiva e si nutre di piccoli dubbi e gioie quotidiani e privati. Le liriche sono romantiche, nel senso più maschile e meno melenso del termine, adagiate su arpeggi e ritmiche dilatate e battiti elettronici (Rossovivo, Notte viennese). Le musiche hanno qua un qualcosa dei Depeche Mode, danno arie all'indie ibridato con l'elettronica, al misconosciuto progetto Jetlag (guidato da Livio, chitarrista dei Bluvertigo); la voce non cerca difficili vette rock, ma su tonalità confidenziali convince decisamente di più.
L'evoluzione che gli Zerovolume posso intraprendere è quella che in qualche modo può rimandare al loro nome (senza arrivare ovviamente al paradosso-adesione totale alla ragione sociale). Ovvero: lavorare di sottrazione, liberare le musiche dai legami col rock da stadio, dai riff e dagli assoli riverberati. Sottrarre elementi anche dall'elettronica, abbassare la voce e il minutaggio dei pezzi, per arrivare dritti al punto e toccare le corde più profonde degli ascoltatori.

Track by Track
  1. Sedotti 60
  2. Anime 50
  3. Spasmi 40
  4. Insofferente 70
  5. Sciacalli in festa 40
  6. Rossovivo 70
  7. Nuvole veloci sul nostro presente 50
  8. Vivide trame 60
  9. Scorie 40
  10. Consapevolezza sovrasensoriale 60
  11. Notte viennese 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 50
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
55

 

Recensione di reira » pubblicata il 23.10.2014. Articolo letto 1462 volte.

 

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