Toxi Faktory «The Tower Below» (2020)
Recensione
I Toxi Factory dall’Aquitania ci provano e ci riprovano, ma il loro secondo album è solo discreto, e questo nonostante duri più di 73 minuti. Non è tanto facile capire cosa non va in “The tower below”, ma credo che i Toxi Factory hanno provato a forgiare un sound personale, e per questo li rispetto, ma il risultato è comunque non scevro da orpelli, prolissità e anche qualche stranezza, che rendono tutto il disco solo discreto.
Le magagne si vedono già da dettagli come l’intro che lascia spazio al primo vero brano, “Digging through”, che comincia con un altro intro di circa un minuto simile a quello della prima traccia, rendendo l’opener “Begin through” sostanzialmente irrilevante. Ma a parte questo, il primo vero brano è strano, composto da un metal lento che sembra adagiarsi su un certo groove metal con tastiere che rendono tutto evocativo; sarebbe interessante se non fosse per il fatto che i riffs sono molto semplici per tutto l’album, i suoni sono abbastanza confusi, ci si ostina a usare una voce urlata che tenta di aggiungere rabbia al disco senza riuscirci, e come se non bastasse c’è un uso di elettronica direi scandalosa, francamente. Questi sono problemi che saranno costanti in tutto l’album, ma oltre a questi c’è quello più grave, ovvero la lunghezza dei brani troppo esagerata e che rende il disco troppo diluito e allungato. Tutto questo è purtroppo abbastanza evidente nei primi veri 3 brani.
Va anche detto che in realtà emergono anche delle cose positive durante l’ascolto di “The tower below”. “Rise and march” è infatti molto migliore proprio perché i Toxi Factory non cercano, almeno per un po’, di suonare forzatamente estremi con un risultato invero notevole sulle prime, mentre “Clones’ Factory” centra il mood, ma ha il problema persistente di essere comunque troppo lunga, il che è un peccato perché questo brano aveva potenziale. In generale, il miglior riassunto delle magagne di questo disco sono date da “New world (Dis)order”, che comincia bene e più diretta, ma poco dopo finisce per impantanarsi nei mid tempos un po’ narcolettici che affliggono questo brano che tra l’altro lambisce la durata esagerata di 9 minuti e mezzo, decisamente non necessari.
Insomma: “The tower below” è per me un album immaturo. È chiaramente il frutto di una band che vuole provare a mettersi in discussione e a fare cose proprie, ma la personalità e le idee che distinguano davvero i brani l’uno dall’altro sono ancora poche, anche se alternate a momenti di speranza. Vediamo in futuro come evolvono i Toxi Factory, anche se per ora i margini di miglioramento ci sono eccome, a partire dal rendere il sound più agile e anche meno allungato. Per il momento abbiamo “The tower below”, un disco francamente non brutto, ma lungi dall’essere qualcosa di rivoluzionario.
Track by Track
- Begin through - Intro S.V.
- Diggin through 55
- Damnation 60
- Requiem for the Toxi Factory 60
- Rise and march 65
- New world order 60
- New world (Dis)order 55
- Black shell 55
- Clones' factory 65
- Intox Corp. 60
- Just let them think (All) 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 60
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 55
- Tecnica: 60
Giudizio Finale
60Recensione di Snarl » pubblicata il 30.05.2022. Articolo letto 800 volte.
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