Faded Remembrance «Dying Age» (2024)

Faded Remembrance «Dying Age» | MetalWave.it Recensioni

Autore:
Wolverine »

Recensione Pubblicata il:
31.12.2024

Band:
Faded Remembrance

Titolo:
Dying Age

Nazione:
Ungheria

Formazione:
- Composition, recording, instruments :: Tamas Geza Albert;

Genere:
Atmospheric Doom / Death

Durata:
51' 6"

Formato:
CD

Data di Uscita:
06.12.2024

Etichetta:
Bitume

Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione

ll terzo album del progetto ungherese Faded Remembrance a base di atmosferic doom metal è rappresentato dalle nove tracce di “Dying Age”, pubblicato con l’etichetta francese Bitume. Ciò che rende particolare il nuovo album è in sostanza l’impiego di strumenti generalmente poco convenzionali nell’Atmosferic doom metal ossia la tromba, il trombone da un lato rispetto ai classici synth e chitarra. I suoni che si sviluppano nel corso dell’ascolto paiono a tratti quasi incantare l’ascoltatore a cominciare dal brano d’apertura strumentale “Vnaquished Dreams”, un brano quasi surreale che stende il tappeto rosso per “Dying Age” e le tracce successive. Le melodie generate dall’autore si appoggiano non poco alla tradizione anni ’90 sia per le tematiche trattate che naturalmente fanno riferimento a contesti nefasti come la morte, il male, complessità della natura umana, i conflitti interiori, la fede, l'esistenza, le emozioni e il mondo naturale, sia per l’apparato sonoro applicato a base di doom gothic metal. Si percepiscono inoltre anche influenze che ben ricordano Paradise Lost, Anathema e My Dying Bride sotto il profilo delle sonorità nostalgiche e malinconiche; detto paradigma in sostanza avvolge compiutamente l’ascoltatore lasciando comunque un blando spiraglio di luminosità e speranza. Brano dopo brano si percepisce un effetto tipo ibernato dove il tempo sembra in bilico tra realtà e al di là; l’effetto or ora citato naturalmente prende corpo per la maggiore grazie all’impiego dei synth tra oscurità ed atmosfera per fare appieno da sfondo e da cornice all’effetto inquietante che ne deriva. Tomàs Albert con la propria voce dimostra l’esternazione di una ossessione interiore trasposta tra emozioni represse e malinconia offrendo un impatto esterno tutto da assaporare nota dopo nota, in ogni brano. Un’opera questo “Dying Age” che merita un plauso soprattutto per quanto attiene il flusso emotivo tra melodie ed atmosfere uniche nell’effetto rilasciato.