L'Orde Du Temple «In Hoc Signo Vinces» (2007)
L'Orde Du Temple
Titolo:
In Hoc Signo Vinces
Nazione:
Italia
Formazione:
Count David - Tutti gli strumenti
Genere:
Durata:
42' 26"
Formato:
2007
Etichetta:
Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione
Sono anni ormai che il black metal ha perso una vera e propria forma (o comunque le forme base). E secondo me non c'è niente di meglio. Inizialmente significava solo satanismo, ora molte band utilizzano il genere anche per trattare tematiche, sempre oscure, ma più ampie, miti e leggende, introspezione. Un vasto spettro di oscure emozioni, le mille sfumature del nero. Nei casi più recenti si sono diffusi centinaia nomi sotto i quali (non) si nascondono band formate da un solo componente, che gestisce tutta la strumentazione, come accadde per Burzum. Ovviamente, per i molti che non si sentirono in grado di cimentarsi nella batteria, ci fu l'inserimento in organico di drum machine. Tale strumento all'interno di queste band (inizialmente) puriste, non fu subito visto di ben occhio, ma molte band raggiunsero un successo davvero incredibile, come ad esempio Xasthur. L'orde Du Temple appartiene a questa schiera di solisti, proponendosi con un black metal lento sorretto prevalentemente dall'orchestrazione delle tastiere e dai freddi suoni imponenti della batteria elettronica. La chitarra fa da corollario sotto le blasfeme orazioni del canto. I brani sono incentrate sulle vicende dei templari, e i loro oscuri segreti che da secoli miscelano epico e storia, fantastico e soprannaturale, lasciando sempre viva curiosità sui fatti. Anche la grafica della confezione è adeguata all'argomento e particolarmente curata. La demo ha una registrazione decisamente rozza, ma non deprecabile, accostabile a molte altre produzioni di questo genere, inoltre si sente tutto.
I brani sono particolarmente legati ad un folklorismo dal gusto medievale ed epico, ma creato solo da suoni sintetizzati, quindi un po' fasullo. Ma si tratta principalmente di fraseggi che si ripetono, inseriti nel black metal mid tempo. Interessanti invece la parti più cupe, dato che a dirsi il vero molti pezzi hanno uno spirito più solenne e sinfonico, come ad esempio nella traccia “Et In Arcadia Ego” dove le tastiere creano davvero un'atmosfera interessante, per quanto non particolarmente innovativa. Anche l'unico episodio veloce del disco ”Libellus Veneris Nigro Sacer” merita una menzione per la parte orchestrata. Nonostante la pecca di non essere un prodotto molto originale, oltrechè non facilmente fruibile e, peraltro, tendente un po' alle stesse formule, risulta coinvolgente nel suo modo di variare spesso la trama tra il black metal e folk e sicuramente ben costruito in tutte le sue parti.
Track by Track
- Sancta Sanctorum 60
- Nine Shadows Behind The Temple 65
- Waiting For A God's Sign 60
- Et In Arcadia Ego 70
- The Knight's Dream 65
- What Magic Is, What Are The Parts Thereof, And How The Professors Thereof Must Be Qualified 60
- In Lode De L’Asino 65
- Libellus Veneris Nigro Sacer 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 85
- Originalità: 60
- Tecnica: 60
Giudizio Finale
65Recensione di June » pubblicata il --. Articolo letto 732 volte.
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