December's Cold Winter «Ablaze All Shrine» (2008)
December's Cold Winter
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Titolo:
Ablaze All Shrine
Nazione:
Costa Rica
Formazione:
Isak :: Guitars)
Esteban :: Bass
Max :: Guitars
Alfredo :: Vox
Alex :: Drums
Genere:
Durata:
48' 13"
Formato:
2008
Etichetta:
Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione
Anche se farlo notare potrebbe risultare pleonastico mi pare interessante dire che è davvero curioso che una band di San José, dove usualmente si gode di un clima tropicale, si chiami December's Cold Winter; ma probabilmente queste sono congetture per puristi, la band non suona balck metal e a quanto pare non parla di lupi, neve e boschi: questo forse sarebbe paradossale.
Svelata questa bizzarria parliamo dell'album in questione, “Ablaze All Shrine”, il secondo per la band Costaricana è un massacrante album di death metal pesante, venato di aperture melodiche decadenti; soffocante nei suoni, complesso negli intrecci di chitarra, con un growl profondo e monolitico, che solo di rado si staglia in un grido strozzato. La produzione è adatta alla proposta, cupa, con i riff in primo piano e una sezione ritmica di tutto rispetto. Abbandonate tutte le leziosità del precedente album, che li avvicinavano ad un gruppo black sinfonico, hanno raffinato il suono rendendolo più luminoso, anche se in maniera sinistra, abbracciando in toto il death metal.
L'aspetto controverso di questo lavoro è la durata dei brani, che si assestano tutte su una certa lunghezza; ad un primo ascolto l'idea è che ci sia una certa ridondanza e una scarsa varietà di soluzioni, e le chitarre acustiche (unico brano in cui si ritrovano) della conclusiva “Consequences” sono particolarmente adatte ad esemplificare quanto notato; se nonché approfondendo l'analisi pare che il gruppo si trovi a suo maggior agio nelle stiracchiare, allungare e abbondare le tracce, a questo punto si percepisce la differenza: i brani col minutaggio più alto sono i più riusciti; sono quelli che concedono alla band lo sfogo di quel certo numero di stilemi death metal dopo i quali si raggiunge un punto che sempre death metal è, ma che sembra più pensato ed è ben più coinvolgente. Non che generalmente ci si annoi, ma per buona parte il disco è basato su strade abbastanza rodate (generalmente brutal americano o melodia svedese). La traccia migliore in questo caso è “Kings of Lie” nei suoi oltre nove minuti di durata complessiva offre una mix potente di musica estrema e melodiosa davvero raro.
Un disco duro da ascoltare, difficile da assimilare, ben lontano da inflessioni trendy, che farà la felicità di chi ricerca la purezza, ma non ne può più del solito death metal.
Track by Track
- Envenomed Cult 70
- Your Sordid Pride 65
- Ablaze All Shrines 70
- Black Garden's Sculptures 70
- Manipulating Human Emotions 75
- Kings of Lie 80
- Consequences 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 65
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
71Recensione di June » pubblicata il --. Articolo letto 863 volte.
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