Cult Of Erinyes «A Place To Call My Unknown» (2011)

Cult Of Erinyes «A Place To Call My Unknown» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
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Visualizzazioni:
1300

 

Band:
Cult Of Erinyes
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Titolo:
A Place To Call My Unknown

 

Nazione:
Belgio

 

Formazione:
Corvus - guitar, bass, keyboards, samples
Mastema - lyrics
Baal - drums

 

Genere:

 

Durata:
51' 4"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Chissà perché si è diffusa la tendenza che, se si suona black metal, quello tetro e serioso, si deve per forza fare composizioni di lunghezze spropositate; gli Immortal hanno segnato parecchio il genere, tuttavia solo di recente hanno preso a fare tracce più estese, mentre i primi memorabili dischi a fatica superavano la mezz'ora in tutto. Naturalmente non mi sognerei neppure di criticare chi si devasta il cervello per creare brani tortuosi, cercando l'originalità, tutt'altro, solo che spesso dietro a certi monoliti sta un velo di noia, che anche volendo fingere che fa parte del gioco, in fine non aiuta la traccia ad essere memorabile. I belgi Cult Of Erinyes, però, sotto la buona etichetta Ladlo, scrivono pezzi di una durata non interminabile, ma consistenti, il più delle volte particolarmente avvincenti, anche se non mancano cadute di tono. Il brano di apertura “Call No Truce”, ad esempio, snocciola del black metal qualunquista e un break lento senza particolare interesse. “Insignificant” è invece l'episodio più rimarchevole; le aperture più canoniche e veloci sono gradevoli, ma la vera forza sta nel rallentamento centrale, un vero rituale macabro orrorifico, che si avvale anche di alcuni synth per rendere ancora più densa l'atmosfera lugubre; un brano molto oscuro. Uno dei loro punti più forti è l'utilizzo di chitarre soliste molto sfocate, che si percepiscono distanti, ma che conferiscono ai pezzi (“A Thousand Torments” e “Velvet Opression”, per citarne due significativi) un alone sinistro, illuminato da una luce crepuscolare di suoni acuti, ma inghiottiti da una produzione sonora riverberata e pastosa che avvolge le orecchie. Ispirati anche gli stacchi di chitarra pulita che compaiono qui e lì, che delineano paesaggi desolati e sospesi nel vuoto, mantenendo vivo il contatto con le produzioni dei maestri del genere, senza ricorrere al solo calligrafismo. Un album da ascoltare con cura, uno di quelli che si può permettere di proporre tracce di una certa durata.

Track by Track
  1. Call No Truce 55
  2. Insignificant 80
  3. Island 75
  4. A Thousand Torments 80
  5. Permafrost 75
  6. Velvet Oppression 70
  7. The Black Eyelids 70
  8. Thou Art Not 65
  9. Extinction 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
71

 

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