Noctem «Oblivion» (2011)

Noctem «Oblivion» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1962

 

Band:
Noctem
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Titolo:
Oblivion

 

Nazione:
Spagna

 

Formazione:
Beleth - vocals
Exo - lead, rhythm guitar
Helion - rhythm guitar
Ul - bass
Darko - drums

 

Genere:

 

Durata:
54' 5"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Volenti o nolenti, chiunque decida di mettersi alla prova su campi metallici dove trovano unione il black e il death metal deve per forza confrontarsi con i Dissection, per lo meno. Quindi lancio una provocazione (séh...): per poter dire che un album di death black (melodico o meno melodico) è interessante bisogna almeno riuscire a superare la qualità della demo che precedette “The Somberlain”; era una tape con solo quattro brani, con una registrazione rozza, ma la diceva fin troppo lunga sulla qualità del gruppo. Gli ispanici Noctem si impegnano allora su un album dalla lunga durata (oltre cinquanta minuti) di esasperato metal, tiratissimo in certi punti, molto più tecnico e meno romantico del gruppo di Jon Nödtveidt, ed è chiaro che la scommessa iniziale non verrà mai vinta, seppure con qualche riserva.
Andiamo con ordine: i momenti più scadenti dell'album sono la voce growl del cantante, davvero troppo effettata (comunque, de gustibus...), che mal si contrappone allo scream e una manciata di momenti prolissi che in un album così corposo non possono proprio mancare; parlo di tracce poco ispirate, magari votate alla distruzione totale, velocissime, ma che non lasciano nulla. “Abnegation And Brutality”, “Seekning The Ruins Of Souls” sono pezzi che alternano death brutale, black e thrash della vecchia scuola con una perizia strumentale invidiabile, ma che non dicono altro. Molto meglio quando invece si concentrano su parti di chitarra più melodiche e atmosfere più pacate, ma non meno urticante, come in “Unredemption” dove fanno bella mostra anche dei suoni sintetizzati piuttosto accattivanti. “A Borned Winged” spinge sul black e offre un'altra buona traccia intramezzata da gradevoli solismi di chitarra. Il pezzo finale è una suite di oltre tredici minuti, in guisa di ghost track e raccoglie un po' tutto il loro stile (apprezzatissimo in patria, pare...): la prima parte più orientata sul black metal termina in un lungo lamento ambient che sfocia in un finale di devastante thrash metal dalle lugubri divagazioni. Un album pesante, troppo, in tutti i sensi, nonostante i sporadici momenti ispirati.

Track by Track
  1. Popol Vuh 70
  2. The Arrival Of The False Gods 70
  3. Universal Disorder 65
  4. Abnegation And Brutality 65
  5. Invictus 65
  6. Sons of Hun-Vucub 70
  7. Seeking The Ruin Of Souls 60
  8. Unredemption 80
  9. Q'uma'rka'aa'j 75
  10. A Borning Winged Snake 80
  11. Oblivion 80
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
72

 

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