Euthanasia (Repubblica Ceca) «Requiem: Songs for....» (2004)

Euthanasia (repubblica Ceca) «Requiem: Songs For....» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Alcio »

 

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Band:
Euthanasia (Repubblica Ceca)
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Titolo:
Requiem: Songs for....

 

Nazione:
Repubblica Ceca

 

Formazione:
Robert (vox+bass)
Jan (drums)
Petr "Zabak" (guitars)
Petr "Pedy" (guitars)
Vendula (keys)
Zdenek (violin)

 

Genere:

 

Durata:
43' 45"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2004

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Si definiscono "melancholic metal music", provengono dalla Repubblica Ceca e si chiamano Euthanasia. Si sono formati nel 1994, come gruppo easy rock ed hanno affinato il loro stile negli anni e con diversi cambi di formazione. Dal 1998 la band ha smesso di cantare nell'idioma nativo puntando al più internazionale inglese, e questo gli ha permesso di iniziare una collaborazione con l'etichetta Leviathan records, per la quale i nostri hanno debuttato su CD nel 1999.
Dopo altri aggiustamenti di line-up, e dopo essersi accasati alla Crystal Production, i nostri rilasciano un promo CD datato 2002, quindi il presente "Requiem: Songs for...." che ci apprestiamo subito ad ascoltare.

La proverbiale rottura del ghiaccio è affidata a "Back in Life" e alla sua breve intro recitata, che apre per un brano dalla ritmica saltellante, piuttosto tirata e di accezione moderna alternata ad un ritornello cantabile e piuttosto classy (non fosse per la voce piuttosto cupa) e dal solo di chitarra di chiaro stampo metal-classico. La song in sé si lascia ascoltare e risulta simpatica anche se in più occasioni mi ha fatto pensare a quali possano essere le coordinate stilistiche del gruppo ceco, visto che il mix di generi ascoltato nei vari frangenti della stessa canzone è sulle prime leggermente spiazzante.
Segue a ruota "White Lies" il cui riff tastieristico iniziale mi ha fatto tornare in mente certe melodie di band come i Nomadi. La song si dipana sui lidi del goth metal con cantato gutturale e chitarra stoppata, e conduce ad un interessante riff sdoppiato tra chitarre e tastiere, sui cui si sviluppa il ritornello, melodico e catchy. Nel quale trova posto anche il violino dell'ospite del disco.
Un tambureggiare tribale ed una tastiera sognante aprono la seguente "Dying Memories" il cui arpeggio tastieristico ha un sentore pinkfloydiano, ed è di sicura atmosfera. Buoni gli assoli.
"Blind Man" si apre in maniera molto power metal, tanto che mi ha ricordato certe cose dei Kamelot, mischiate alla vena thrashy degli Helloween di "Mr. Torture", anche per l'impostazione vocale. Il brano è divertente ed il ritornello è accattivante.
Un riff sincopato dal sentore epico ed un lavoro medievaleggiante compongono la seguente "Identity", dalle discrete melodie in cui, secondo me, il cantato basso e quasi growl rimane un po' stucchevole.
Altra intro dal sapore medievaleggiante per la successiva "Chimera", con chitarra acustica e tastiere sognanti, sopra cui si ode la voce bassa e recitata del singer.
La song dura poco più di due minuti, e lascia il passo alle percussioni di "Memento", brano in lingua madre che sembra la versione metallizzata di "A Past and Future Secret" dei Blind Guardian, con tanto di cori.
"Sanity" irrompe col suo incedere satellante e le sue melodie su tempi mediamente veloci, il brano è ritmicamente accattivante, ma strutturalmente povero con quell'assolo prolungato (per quanto bene eseguito) e dalla melodia sin troppo facile!
"Strands of Unknown" è uno strumentale dal sapore vagamente di celtico, con chitarra acustica pizzicata e violino che si interrompe bruscamente per lasciare spazio all'ultima song "Unspoken", nuovamente devota, per atmosfere, ritmi, ghirigori di chitarre e utilizzo dei cori ai Blind Guardian.... ma qui la voce rimanda alla mente quei gruppi dark/wave dei primi anni 80.
Un'ultima riga prima della conclusione per parlare della traccia multimediale presente nel CD: il clip promozionale di "White Lies" ed una intervista.
Nell'intervista, il vocalist/leader Robert narra la storia della band dalle origine ai giorni nostri. Il filmato è carino da vedere perché alterna momenti della band in studio ad altri on-stage, il problema è i sottotitoli in inglese sono contenuti in un semplice foglio di testo (esterno alla clip) che va necessariamente fatto scorrere a mano, per cui risulta un po' poco agibile da seguire.
Il video promozionale di "White Lies" risulta piuttosto semplice e, se vogliamo, artigianale, però è simpatico e si lascia guardare.

In conclusione, cosa dire del disco appena terminato di ascoltare? Gli Euthanasia mischiano diversi generi di metal. Come già citato nel track-by-track, nella loro musica si ascoltano echi di power sinfonico, metal epico e medievalegginate con voce ora ispirata ora roca che ricorda un certo Quorthon d'annata, spruzzate di death melodico ed altre di goth tanto in voga in questo periodo.
Anche detto così possa sembrare un mix interessante, e tenendo conto che molti pezzi risultano pure piuttosto divertenti ed acchiappini, dopo l'ascolto rimane una certa sensazione di patchwork: di pezzi i cui diversi riff sono cuciti insieme un po' a forza!
La sensazione che ho avuto per tutto il disco è stata la stessa che ricevo da alcune band alle prime armi: quelle con tanta volglia di fare, ma che ancora non hanno bene focalizzato il loro obiettivo stilistico..... e questo stona un po' per una band che è attiva dal 1994.
Ad ogni modo proprio in virtù della loro esperienza, i nostri Eutanasia sanno accaparrarsi le simpatie dell'ascoltatore ed è per questo che la votazione del disco è mediamente alta.
Un gruppo da continuare a seguire per vedere le mosse future..... ed anche per capire cosa intendano loro per "melancholic metal music"!

Track by Track
  1. Back In Life 70
  2. White Lies 70
  3. Dying Memories 70
  4. Blind Man 75
  5. Identity 70
  6. Chimera 65
  7. Memento 70
  8. Sanity 60
  9. Strands of Unknown 65
  10. Unspoken 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
69

 

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