Odium «Beautiful Violence» (2012)

Odium «Beautiful Violence» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1001

 

Band:
Odium
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Titolo:
Beautiful Violence

 

Nazione:
Germania

 

Formazione:
Ralf - Vox
Rochus – Guitar
David - Guitar
Beli - Bass
Matze - Drums

 

Genere:

 

Durata:
38' 21"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2012

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Chiariamo una cosa: quando recensisco una band, se dico che non capisco che cosa aveva in testa una band quando ha fatto un disco, non intendo dire che i suoi membri sono impazziti, ma semplicemente che non capisco come inquadrare il suo disco, che non capisco che obiettivo voleva prefiggersi e neanche dove voleva andare a parare.
È questo il caso dei tedeschi Odium, che saranno pure arrivati al loro sesto album, questo “Beautiful violence” uscito per la Noisehead Records lungo 38 minuti e mezzo in 8 tracce. Un album che sarà pure descritto come power/thrash, ma che per me anzitutto non c’entra niente col power e soprattutto ci propone un thrash strano. Mai veloce, non progressive o contaminato, che non ha nulla a che fare coi generi che finiscono per “core” o groove, ma che propone delle strofe spesso abbastanza thrash, e dico abbastanza perché il genere sembrerebbe quello ma abbastanza addomesticato, per poi sfociare quasi sempre in dei ritornelli melodici troppo lunghi, che cercano di essere catchy ma che non ci riescono e che spiazzano perché sembrano male amalgamati col resto della canzone. A tal proposito basti sentire “Abyss”. Ma non solo: a volte le canzoni si arricchiscono di altre influenze del tutto estranee, come la sinceramente brutta “A better part of me” che possiede un cantato basso che ben si sposa ad un brano lento e pesante, finché al ritornello non esce fuori una voce femminile non necessaria. Altre volte, come in “Loosing control”, si ha l’impressione che il cantante voglia proporre soluzioni stilistiche nei ritornelli tipo ultimi Soilwork, ma con molta meno classe, con un ritornello che sembra proprio in quello stile ma che stona con le strofe.
Certo, le parentesi felici ci sono, come un’ottima chitarra solista dal feeling retrò, e una buona “No regrets”, ballad romantica all’inizio e più accesa e movimentata, oltre ad una conclusiva “No limits” che insiste sugli stessi mood. Ma è tutto qua. Francamente, ho l’impressione che in questo disco ci sia poco da classificare e analizzare: semplicemente, la proposta musicale degli Odium qui sembra residuale e poco ispirata, non trascendentale e a volte anche malamente sciatta, come il disastro nella già detta “A better part of me”, e il resto del disco vivacchia nella mediocrità.
Insomma: non è affatto power, è un thrash poco originale, dai ritornelli poco coesi con le strofe, troppo poco veloce e rabbioso e che ricalca affannosamente alcuni cliché. A me sinceramente non ha convinto. Come detto, penso che la difficoltà nell’inquadrare questo disco derivi non da una certa originalità, ma dal semplice fatto che le canzoni non sono niente di speciale, vuote, prive di vere idee. E se al sesto album siam a questi livelli, la cosa non fa ben sperare. Io per me non ve ne consiglio l’acquisto, poi le orecchie e i soldi sono vostri.

Track by Track
  1. Used to be me 55
  2. Suffering 60
  3. Abyss 55
  4. A better part of me 35
  5. Beautiful violence 55
  6. Loosing control 55
  7. No regrets 70
  8. No Limits 65
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 60
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
57

 

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