Thabu «Reborn» (2012)

Thabu «Reborn» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Elbereth »

 

Recensione Pubblicata il:
05.02.2013

 

Visualizzazioni:
825

 

Band:
Thabu
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Titolo:
Reborn

 

Nazione:
Argentina

 

Formazione:
James Robledo : Voce
Santiago Díaz Garcés : Chitarra
Marco Ignacio Toba : Basso
Leandro Bulanikian : Batteria

 

Genere:
progressive metal

 

Durata:
44' 19"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
07.12.2012

 

Etichetta:
Pure Prog Records
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Distribuzione:
Audioglobe
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Bertus
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Sound Pollution Distribution
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Agenzia di Promozione:
Pure Steel Promotion
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Recensione

Seconda prova per gli argentini Thabu che si cimentano con un power/prog (più prog che power) grintoso, poco originale ma abbastanza tecnico; la formazione di Santiago Diaz Garces (chitarre) e Leandro Bulanikian (batteria) ingaggia James Robledo (vincitore di un talent cileno per voci emergenti) per la registrazione di “Reborn”: una voce versatile e imponente, indubbiamente capace, buona estensione, ma che troppo ricorda, finendo per sembrare una forzatura, Russell Allen.
Anche la composizione dei brani richiama lo stile dei Symphony X; la bravura degli strumentisti, che traspare dai riff davvero interessanti e delle ritmiche brillanti, non è controbilanciata dall'armoniosità della struttura dei pezzi, dei quali è però apprezzabile la durata limitata rispetto agli standard del genere proposto.

I due brani strumentali "Remains of Reality" e "Violentago" (cover di Astor Piazzolla) innalzano il livello dell'album: la prima come buon esempio di virtuosismo tecnico di tutti i musicisti (che, lasciatemela passare, in un lavoro progressive non guasta), la seconda come ottima rielaborazione della musica tradizionale argentina in chiave più energica ma altrettanto sensuale.
Il disco si apre con il singolo d’impatto (già ben inserito nella programmazione delle radio sudamericane) “A Game of Lies”, in cui è possibile ritrovare tutte le caratteristiche peculiari dei Thabu che verranno accentuate o meno in ogni altro brano seguente: riff galoppanti, assoli potenti e curati, cori solenni e ritmica pulita e groove efficace.

Definirli il clone latino dei Symphony X, dal mio punto di vista, non è affatto denigratorio, anzi, ma è un uso del timbro vocale più personale e carismatico quello che avrei visto amalgamarsi al meglio al tipo di sound proposto.

Track by Track
  1. A Game of Lies 65
  2. Reborn 65
  3. Fictionating the Present 60
  4. Beyond the End 60
  5. Theater of Faith 60
  6. Remains of Reality 75
  7. Leaving My Root 65
  8. Hunting Sinners 55
  9. Violentango 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 55
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
65

 

Recensione di Elbereth » pubblicata il 05.02.2013. Articolo letto 825 volte.

 

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