Lugnasad «Smell Of A Grey Sore» (2012)
Recensione
In perfetto stile black metal, i Lugnasad pubblicano un disco che sicuramente piacerà ai patiti del genere. I cinque membri della band sono stabili dal settembre 2010, anno in cui vede la luce anche il nome Lugnasad pochi mesi dopo. Il loro nome deriva da un importante momento di passaggio nel calendario Celtico: la festa del Dio della luce ed i riti si svolgevano sulle colline irlandesi con falò accesi nella notte a fare da contrappunto alle stelle, accompagnando il tutto con birra, selvaggina e, perché no, anche matrimoni. Quale miglior modo per dichiararsi amore a vita? Ovviamente l’accensione dei fuochi sacri con un sottofondo dei Lugnasad è tutt’altro che goliardico: il tutto assumerebbe una sfumatura molto più demoniaca e tetra, ma non per questo dobbiamo fare a meno di birra e selvaggina! Il disco è veramente ben fatto, il sound della band mi ha piacevolmente colpito ed i musicisti sono molto preparati. Se non avessero scritto che provengono da Parigi, probabilmente sentendolo avrei buttato lì nazioni d’origine come Svezia, Norvegia o giù di lì, ed invece questa forma di metal ha delle buone basi anche in Francia. Già dalle prime tracce si capisce subito cosa la band vuole proporci: velocità e cattiveria in perfetta sintonia con i maggiori esponenti che troviamo sul mercato. Chitarre taglienti e decise, distorte al punto giusto, con assoli e parti più lente che si alternano in un mix perfetto di black e melodico. Si aggiungono perfettamente ad una componente ritmica con una batteria martellante grazie ad un doppio pedale deciso, ed un basso non indifferente. La voce a mio avviso è perfetta in scream e negli urli, ma perde un po’ quando si sposta sul growl...non amo particolarmente questo modo di cantare anche perché non mi sembra che sia ottimamente dominato da Vestal, facendo risultare il testo della canzone di difficile comprensione. Anche perché i testi sono abbastanza impegnati dato che si rifanno a poeti dell’inizio del XX secolo. Il disco scorre molto bene e, anche se sono amante del genere, non rimane monotono né troppo ripetitivo. A mio avviso la traccia migliore è “Xerolagnia” seguita da “Frigid Feast”, anche se comunque l’inizio del disco mi ha esaltato molto più della seconda parte. La band inoltre con “The Veiled Whore” e “Scarified” raggiunge i dieci minuti di componimento che tuttavia non risulta per niente pesante. Per chi volesse aggiungere una componente visiva all’ascolto può godersi il videoclip proprio di “Scarified”, anche se bisogna avere uno stomaco di ferro dato che fondamentalmente è un video di torture che si conclude con un suicidio...che allegria...
Track by Track
- Four In The Fifth Finger 80
- Xerolagnia 85
- Smell Of A Grey Sore 75
- Frigid Feast 85
- The Veiled Whore 75
- Novus Ordo Seclorum 75
- Scarified 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 80
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
79Recensione di Vincent » pubblicata il 13.02.2013. Articolo letto 1114 volte.
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