OnlyDust «Odyssey» (2012)

Onlydust «Odyssey» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Depenso »

 

Recensione Pubblicata il:
23.02.2013

 

Visualizzazioni:
847

 

Band:
OnlyDust
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Titolo:
Odyssey

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Alessandro Contini - vocals/scream
Matteo Mondonico - guitars/vocals
Michele Ventimiglia - guitars
Fabio Brunetti - bass
Riccardo Roselli - drums

 

Genere:
Metalcore / Post-Hardcore

 

Durata:
39' 40"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
10.10.2012

 

Etichetta:
MYO Agency
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Post-hardcore, con venature Screamo e Metalcore. Roba difficile da suonare, di questi tempi, vista l’enorme offerta proveniente specialmente dagli States, da qualche anno a questa parte. E quindi per una band italiana, in un contesto mediatico in cui il genere è bombardato dal mainstream di Asking Alexandria e simili, la storia si fa ancora più complicata. Gli OnlyDust ci provano, con questo loro esordio, “Odyssey”, ma purtroppo il risultato è un disco medio (per non dire mediocre) in cui si avvicendano tanti – troppi – cliché, senza riuscire a proporre nessun brano veramente incisivo. Verrebbe da pensare: «E beh, in questo genere mica è facile», ma non è esattamente così. Ci sono band in Italia in grado di proporre Post-hardcore veramente innovativo e piacevole, certamente in linea coi mostri sacri americani – Dufresne e Hopes die last, per dirne solo due. Le canzoni degli OnlyDust, invece, non sono solo vittime dell’inflazione del genere che propongono, ma si percepisce una vera e propria carenza di idee, un gusto schematico e ridondante negli arrangiamenti, nemmeno troppo curati, con passaggi sgraziati e fasi ritmiche vuote; poi il didascalico alternarsi di screaming/growl/clean, riff deboli, ritornelli per niente accattivanti. Se poi alla poca originalità e a una serie di idee banali si aggiunge una produzione pessima (con chitarre debolissime per il genere, suoni fiacchi e opachi ecc) e un’esecuzione tecnica che non lascia per niente il segno... beh, credo sia il caso di rimandare i giovani OnlyDust alla prossima.
BEST: “Heaven in her arms” è un brano che dal punto di vista melodico è un po’ più energico degli altri, e in alcuni punti l’arrangiamento è molto buono.
WORST: “Taste of you”, ballad da sbadiglio che spezza il ritmo dell’album.

Track by Track
  1. Black Velvet 55
  2. Oxygen 55
  3. Tide Hands 60
  4. Song for Believers 50
  5. Fragile 55
  6. Taste of You 45
  7. Heaven in Her Arms 65
  8. All My Deamons 60
  9. No Tradeoff 50
  10. Try.Fail.Repeat 60
  11. Odyssey 55
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 45
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 45
  • Tecnica: 65
Giudizio Finale
57

 

Recensione di Depenso » pubblicata il 23.02.2013. Articolo letto 847 volte.

 

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