Arcanum Sanctum «Varitas Odium Parit» (2012)

Arcanum Sanctum «Varitas Odium Parit» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
10.03.2013

 

Visualizzazioni:
1029

 

Band:
Arcanum Sanctum
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Titolo:
Varitas Odium Parit

 

Nazione:
Russia

 

Formazione:
Kirill "Kirk" Kulinitchev: Bass
Viktor Reshetnikov: Drums
Vadim "Sad" Nalivaiko: Guitars, Vocals

 

Genere:
Melodic Death Metal

 

Durata:
30' 20"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
12.10.2012

 

Etichetta:
Buil2kill Records
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Distribuzione:
Audioglobe
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Code7 Distribution
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TWS
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Agenzia di Promozione:
Nadir Promotion
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Recensione

Non so voi ma personalmente questo tipo di album comincia un po' ad uscirmi dalle orecchie; sono quei generi del “sì, vabbè, bravi, bello ma...”; un po' come i gruppi “female fronted”, dei quali non si capisce come possa continuare la diffusione. Sono quelle band che hanno sacrificato (se così vogliamo dire) lo spirito irruento del metal per approdare a composizioni che abbiano come centro la melodia, e che si basano su dei canoni anche particolarmente apprezzati in passato (dal pubblico di quelle band che hanno imposto un determinato stile). In questo caso, lampante è la deriva gotica di brani tipicamente death metal svedesi; e infatti se volessimo citare alcuni nomi per identificare quali siano le influenze di queste derive, non possono mancare gli In Flames e i Carcass più puliti per quanto riguarda l'estesissimo lavoro delle chitarre, ma anche i Paradise Lost degli anni novanta, con assoli scintillanti e ricchi di wah wah. Intendiamoci: non è un brutto lavoro, di quelli che una volta spento lo stereo, non lo riapri mai più! È fantasioso e diversificato, le chitarre sono padrone assolute in intricate linee decadenti, ma brillanti; la sezione ritmica, esaltata da una produzione pulitissima è irruenta e tecnica al punto giusto; le parti di tastiera e pianoforte sono ispirate e arrangiate con cura, dando il giusto gusto melodico; solo la voce tende ad essere un po' prolissa, sempre uguale e un po' di tendenza metalcore. È però la continua sensazione di avere a che fare sempre con i soliti stacchi degli At The Gates, inframmezzati da quei richiami stilistici che ho citato poche righe fa; più l'idea che manchi sempre il giro accattivante che salti fuori dal mucchio e che conquisti l'orecchio dell'ascoltatore. Verrebbe da pensare che una tecnica così sopraffina meriterebbe una direzione musicale più focalizzata, invece che soffocata da arrangiamenti pastosi e sovente cangianti; perché questo album dura giusto mezz'ora, ma alla fine ci si sente un po' sfiancati. Interessanti, ma necessitano di ripulirsi un po' dagli eccessi e di centrare un paio di riff di quelli giusti, che tutti noi sappiamo quali sono.

Track by Track
  1. The Explorer 50
  2. When Truth and Kinfe Unite 55
  3. Rain Imprints 60
  4. Beware The Dreamer 60
  5. The Last Drop Of Sanity 65
  6. From misery To Purpose 60
  7. In Memory Of 65
  8. My Butterfly 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 55
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
61

 

Recensione di June » pubblicata il 10.03.2013. Articolo letto 1029 volte.

 

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