Polluted Inheritance «Ecocide» (2013)
Recensione
“Ecocide” dei Polluted Inheritance è probabilmente uno di quegli album che non dovrebbero mai mancare nella collezione di un amante del metal estremo, sia egli un neofita che un purista defender esponente di quell’ordine degli “irriducibili”. Scrivo questo perché ci troviamo di fronte ad un disco che rappresenta il debut-album dei Polluted Inheritance datato 1992, per così dire “resuscitato, rimasterizzato e pubblicato sotto Vic Records proprio lo scorso 18 Febbraio. La band, dopo un anno di inattività, durante lo scorso 2009 ha deciso di far calare il sipario quindi possiamo considerarli a tutt’oggi sciolti anche se possiamo consolarci con la consapevolezza dei loro tre album ormai immortalati e che quindi sopravvivranno per le generazioni future qualora esse scelgano di ascoltare del Death Metal con tutti i crismi di un periodo storico musicale florido e felice, anni in cui proliferarono anche gli stessi Death, i Suffocation, i Deicide, i Sepultura, i Vital Remains, i Cannibal Corpse, i Cryptopsy, i Morbid Angel e i Necrophagist e tanti altri esponenti di un genere che non è mai morto ma che, anzi ha trovato influenze in ogni dove, spesso eccessive spesso no.
Non penso sia possibile smontare ed analizzare le undici tracce che compongono “Ecocide” per ragioni del tutto ovvie: finirei con l’operare l’inoperabile generando una fredda descrizione di ciò che quattro giovani tanto si impegnarono nel creare ben 21 anni fa quando il sottoscritto non aveva che sette anni e per dovuto rispetto tutto posso fare tranne che mettermi a inventare aggettivi sul modo di cantare di Ronald Camonier o per un’attenta delucidazione sul complesso drumming di Friso Van Wijck oppure, chessò, per i riff, i soli, i fraseggi. Sarebbe inutile e probabilmente anche offensivo per l’intelligenza di buona fetta di pubblico.
“Ecocide” non è tanto un’opera d’arte quanto una importantissima testimonianza di un Death Metal estremamente tecnico sia ieri che oggi ma con la differenza che le migliaia di plug in dei nostri giorni non c’erano e quindi il suono era un po’ quello che era: a volte attufato, a volte più cristallino ma la qualità tecnica di un quartetto di giovani musicisti è indiscutibile.
La produzione audio di questa versione di “Ecocide” probabilmente accontenterà anche le nuove leve e quell’ascoltatore che esige delle sonorità più corpose e filtrate. Nessuna paura quindi, nulla è stato toccato ma anzi, è stato migliorato per conferire ad ogni strumento la possibilità (più moderna) di lasciarsi apprezzare e quindi ogni nota ne risente positivamente. Un mio plauso particolare va al mixaggio della batteria, vintage quanto basta ma dal grande impatto.
Le tracce assolutamente consigliate sono: tutte. Buon ascolto e, per chi volesse averlo originale, buon acquisto.
Track by Track
- Faces 80
- Dissolved 80
- Eaten 90
- Memories of Sadness 75
- Substance of Existence 70
- Fear 85
- Stillborn 85
- After Life 75
- Rottings 75
- Look Inside 75
- Ecocide 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 90
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 70
- Tecnica: 90
Giudizio Finale
76Recensione di Carnival Creation » pubblicata il 17.03.2013. Articolo letto 1028 volte.
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