Cadaver Disposal «May All Be Dead» (2013)
Recensione
Com’è il disco di debutto dei tedeschi death metallers Cadaver Disposal? Discreto e da sviluppare. Il fatto è che questo dischetto lanciato dalla Nihilistic Empire, che ci propone 10 tracce per poco meno di 40 minuti di musica, è carino, ma va tutto migliorato, sgrezzato e perfezionato, e rispecchia un band che, diciamolo sin da subito, arriva alla sufficienza pienamente, ma io personalmente voglio sentire più capacità, potenza e affinamento delle loro capacità per riuscire a convincermi davvero.
Anzitutto, questo disco è presentato a me nello stile degli anni 90, ma per quanto io adoro il death old school sia svedese che americano e so che questo genere non è necessariamente veloce, sostengo che questo disco è troppo lento e con un tiro perfezionabile, raramente picchia come si conviene ad un disco old school (e più che altro lo fa nella seconda parte dell’album), mentre per il resto, all’inizio, i riff e le timbriche usate sono (sacrilegio!) spesso più hardcore che death metal, come in “Phobia”, “Contact” e la title track, con addirittura alcuni riffs che sembrano più rifarsi al black che al death quando la band mostra la carta della malvagità sonora. Il tutto su di una copertina buona e che esplica bene il concept dell’album (un uomo che perde tutto, si arruola nell’esercito e diventa una macchina da guerra inumana) ma che anche questa sembra non del tutto rappresentante la personalità dell’album e della band in quanto troppo orientata su lidi gore.
Fortunatamente le cose migliorano, come detto, dalla seconda metà in poi, con la bella “Last man standing”, nettamente più veloce e brutale, “Mental Disorder”, addirittura nello stile di certi primi Sepultura, “Neglected Bastard” molto in stile Deicide e Gehenna, fino alla galoppata potente “Adipocere” con la ciliegina finale data da “Hymns to the remains”, potente e pesante proprio come serve a un genere di questo calibro.
Insomma: come detto, bello ma a metà e con elementi come l’identità musicale, la potenza e la pesantezza, oltre che la velocità, da affinare meglio e da epurare anche da influenze esterne che disturbano, secondo me, la personalità della band, tra le quali oltretutto citerei anche una qualità sonora troppo orientata su voce e batteria, e con le chitarre che ringhiano in sottofondo un po’ confuse e lontane dall’avere il sound tagliente e netto del Death Metal made in Sunlight studios.
Un disco per collezionisti, e una band da cui ci aspettiamo di più in futuro. Consigliato più che altro per completisti. Forza ragazzi, dateci dentro!
Track by Track
- Desert Storm 65
- Phobia 60
- Contact 60
- May all be dead 60
- Art of Genocide 55
- Last man standing 75
- Mental Disorder 70
- Neglected Bastard 70
- Adipocere 75
- Hymns to the remains 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 60
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 60
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
66Recensione di Snarl » pubblicata il 03.04.2013. Articolo letto 829 volte.
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