The Levitation Hex «The Levitation Hex» (2013)
Recensione
Un viaggio isterico e vorticoso nei meandri della mente umana, una colata lavica di chitarre distorte e screaming che scorre sinuosa e incessante per tutta la durata dell’album con inserti melodici quasi psichedelici delicati ed eleganti: questa è l’opera prima dei Levitation Hex, nuova creatura di Adam Agius (ex mastermind degli Alchemist).
Mood oscuro, sofferente, rabbioso, potente. Poteva essere altrimenti?
Tecnicamente il songwriting è ben strutturato, le (poche e solenni) parti vocali in clean si innestano magistralmente in un background strumentale modulato con perizia e gusto; un leggero disturbo per l’ascolto potrebbe essere dovuto alla sovrapposizione eccessiva degli strumenti ma, potenzialmente, potrebbe essere una delle peculiarità del quartetto aussie.
Gli elementi presi in prestito al bagaglio degli Alchemist sono molti ma mai come in questo caso la cosa sembra piuttosto lecita, della serie “l’antenato che rivive attraverso il sangue della progenie”.
“Depressedemic” e “Breaking Point”, personalmente considerate le highlights dell’album, riassumono lo stile delle nove tracce di prog death follemente acido made in Australia partorito dalla mente e dalle mani di Agius&co. Provare per credere.
Track by Track
- The Longest Path Possible 75
- Manipular 70
- Scratch a Life, Find a Thief 70
- Depressedemic 85
- Internal Chatter 80
- A Breathing Aparatus 80
- Breaking Point 85
- Flirting with Schizophrenia 70
- Dream Deficit 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 75
- Tecnica: 90
Giudizio Finale
77Recensione di Elbereth » pubblicata il 12.04.2013. Articolo letto 970 volte.
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