Joel Grind's Yellowgoat «The Yellowgoat Sessions» (2013)
Recensione
Progetto solista per Joel Grind, master mind dei trasher americani Toxic Holocaust. Registrato nell'arco di due giorni nell’estate del 2012, The Yellowgoat Sessions, che lui stesso ha definito come “dirty rock’n roll”, è intriso di un sound proprio di Motorhead, Bathory, Venom, band che sicuramente hanno segnato la formazione musicale e l'evoluzione stilistica di Mr. Grind e si discosta, anche se di poco, dalla produzione tipica dei Toxic Holocaust.
L’album, dieci tracce (includendo intro e outro) per un totale di circa mezz’ora, ha una produzione abbastanza asciutta, essenziale, in alcuni punti si può sentire addirittura il ronzio dell’amplificatore della chitarra. È un lavoro dai riff semplici, aggressivi e grezzi, in puro stile Eighties, e un punto di merito gli va assegnato per aver lasciato il suono della chitarra abbastanza pulito, più clean perfino delle parti vocali che sono leggermente distorte, irruente e caustiche fin dai primi minuti. Pochissimi gli inserti melodici e brevi assoli blues-oriented, drumming efficace ma poco fantasioso e linee di basso di cui Lemmy potrebbe essere orgoglioso.
Consigliato ai fan del polistrumentista yankee biondo crinito.
Track by Track
- Ascension (Intro) 60
- Hell's Master of Hell 60
- Vengeance Spell 70
- Foul Spirit Within 65
- Cross Damnation 65
- Grave Encounters 70
- Black Order 65
- The Eternal One 70
- Hail to Cruelty 70
- Descension (Outro) 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 65
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
66Recensione di Elbereth » pubblicata il 10.05.2013. Articolo letto 842 volte.
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