Lo! «Monstrorum Historia» (2013)

Lo! «Monstrorum Historia» | MetalWave.it Recensioni

Autore:
Jezebel »

Recensione Pubblicata il:
12.06.2013

Band:
Lo!

Titolo:
Monstrorum Historia

Nazione:
Australia

Formazione:
Carl Whitbread
Adrian Shapiro
Adrian Griffin
Jamie-Leigh Smith

Genere:
Metal / Alternative / Rock

Durata:
41' 36"

Formato:
CD

Data di Uscita:
22.04.2013

Etichetta:
Pelagic Records

Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
Creative Eclipse PR

Kickstart My Band Promotions

Recensione

Ascoltare il secondo album “Monstrorum Historia” degli australiani Lo! significa avvertire tutto il peso di un’enorme onda che si abbatte su di noi al rallentatore, è un tuffo nelle profondità di un arcano di aldrovandiana memoria, in cui l’essere umano assume fattezze animali/mostruose. Si è davanti a una creatura con più facce: old school, sludge, hardcore tutte in un prodotto che possiede le sfumature dei colori più scuri. La ritmica calibrata è un cuore pulsante che non esonda e non invade lo spazio dei riff dissonanti e dello scream angosciato. “As above” è un intro strumentale che mostra subito il livello e il volume a cui la band intende suonare. In “Bloody vultures”, “Ghost promenade” e “Caruncula” le ritmiche ribolliscono: la prima è più hardcore con riff e scale aspre, la seconda è sospesa tra un muro di suono tremante e intermezzi chitarristici ipnotici, mentre nella terza il suono è pieno e rotondo, anche grazie ai riff di basso (strumento onnipresente e equilibrante nella musica dei Lo!). Dopo la pausa in una prateria gelata con la strumentale “Haven, beneath weeping willows”, l’ascoltatore si addentra in un autunno sonoro con “Fallen leaves” in cui le note accennate ad un passo dal congelamento lasciano il posto a vortici di scream e volume che spaccano la superficie fredda. “Lichtenberg figures” contiene scariche elettriche numetal e death metal e alcuni accenni alla melodia decadente. “Bleak vanity” è tutta basata su accordi e riff melodici e malinconici, dove le vocals appaiono, esplodono, infiammano e congelano contemporaneamente il tessuto musicale. In “Palisades of fire” si ha sempre la sensazione che qualcosa incomba, il suono doppia /sottotitola la voce che detta il ritmo e l’incedere. L’album si chiude con “So below (before we disappear)” in cui le atmosfere si fanno sempre più dissonanti, le battute dimezzate, gli accordi lasciati in sospeso mentre lo scream porta sulle sue spalle il peso del suono denso. La band di Sidney riesce ad essere massiccia senza abusare di cambi, breakdown e particolari effetti, basandosi su una concezione abbastanza particolare della struttura dei brani. Un suono integro che funziona, che mantiene sempre la stessa linea, che compie la missione e fa emergere un discorso musicale che ha senso.