Chalice Of Doom «Into Hypnagogia» (2013)
Chalice Of Doom
Titolo:
Into Hypnagogia
Nazione:
Giordania
Formazione:
Fares Swedan - Harsh Vocals
Azmo Lozmodial - Vocals, Keyboards
Ahmad Seffo – Guitars, Bass
Tariq Khasawneh - Guitars
Muhammad Jaber – Drums
Session Members:
Giampaul Andrianopoulos (Lonesome October, ex-Earthen) - Clean Vocals (Tracks 2, 6, 9) Keyboards (Track 5)
Maria Zvyagina (Immensity, ex-Wine From Tears) - Keyboards (Tracks 1, 11)
Majd Qewar - Flute Arrangement
Guests:
Roger "Rogga" Johansson (The 11th Hour, Paganizer, Demiurg, Ribspreader and many more) - Vocals (Track 10)
Christina Kroustali (Die Verbannten Kinder Evas) - Soprano Vocals (Tracks 7, 9)
Marius Strand (The Fall Of Every Season) - Vocals (Track 7)
Genere:
Melodic Doom / Death Metal
Durata:
1h 0' 27"
Formato:
CD
Recensione
Imponente e coraggioso album per la formazione giordana dei Chalice Of Doom. ‘Into Hypnagogia’ si presenta con una copertina davvero d’eccezione perfettamente in sintonia con quanto proposto dal quintetto di Zarqa. Ho avuto modo di ascoltare anche il precedente nonché debut ‘Immemorial Nightfall’, datato 2011, e devo dire di non essere rimasto particolarmente sorpreso né interessato visti gli enormi angoli ancora da smussare. Il tempo è passato e i Nostri hanno pubblicato qualcosa da tenere in considerazione nella scena Death/Doom Metal di stampo palesemente emotivo e intimo, qualcosa che gli amanti dei My Dying Bride non potranno non apprezzare, quantomeno per l’intenzione musicale in sé per sé.
Ciò che in questa ora passata di atmosfere malinconiche e tristi non ho mandato giù riguarda la produzione sonora di ogni brano. Ho trovato brani davvero degni di nota come ‘Shaheed’ o ‘Against The Windsche avrebbero potuto dare di più se batteria, chitarre, basso e voci fossero state processate in modo più cristallino. Sicuramente questione di gusti personali ma con un mastodontico progetto in cui, oltre alla band, hanno partecipato attivamente anche altri sei ospiti piuttosto noti nella scena come Roger "Rogga" Johansson (The 11th Hour, Paganizer, Demiurg etc.) o Marius Strand (The Fall Of Every Season) o Giampaul Andrianopoulos (Lonesome October, ex-Earthen), sicuramente mi sarei aspettato una qualità audio sorprendentemente alta mentre in ‘Into Hypnagogia’, benché sia un discreto exploit, non ho rintracciato particolarità chissà quanto alte sui singoli suoni: growls, batterie e chitarre in primis appiattiti totalmente e senza profondità.
Tolto l’aspetto tecnico passo a quello emotivo: dischi come ‘Into Hypnagogia’ sono costruiti per emozinare un ascoltatore già “addetto ai lavori”. Una persona che non ha mai ascoltato una singola nota dei primi Anathema, My Dying Bride, i primi Opeth, Saturnus, Paganizer e gli stessi The Fall Of Every Season difficilmente non proverà noia o senso di irritabilità. Sono composizioni lunghe, eteree, articolate, ricche di spaccati musicali e strutturate in modo tale da generare atmosfere tutt’altro che allegre. E’ una filosofia di far musica che personalmente mi trova interessato solo in parte poiché i miei gusti ci avrebbero visto qualcosa di più energico spuntare fuori, se non sempre, almeno qua e là ma apprezzo ovviamente tutto il gran lavoro di songwriting che aleggia dietro all’intero ‘Into Hypnagogia’, disco emotivamente carico per gente emotivamente carica.
Avesse avuto dei suoni migliori sarebbe stato meglio ma pazienza; per come stanno le cose posso dire che non fanno per me ma la maturità dietro a tutto questo è inconfutabilmente alta.
Track by Track
- Lucid Incubus [Intro] 60
- Death Gown 65
- Shaheed 70
- Dyers Of Dusk 70
- Moonflower 75
- Profund 65
- Against The Winds 70
- Bridesmaid Of The Woods 75
- The Coin Fountain 70
- Shame Written In Blood 70
- Death Apnea [Outro] 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 70
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
71Recensione di Carnival Creation » pubblicata il 17.09.2013. Articolo letto 1031 volte.
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