Machinage «It Makes us Hate» (2013)

Machinage ĢIt Makes Us Hateģ | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
20.09.2013

 

Visualizzazioni:
883

 

Band:
Machinage
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Titolo:
It Makes us Hate

 

Nazione:
Brasile

 

Formazione:
Fábio Delibo :: Vocals, Guitars
Adriano Bauer :: Bass
Ricardo Mingote :: Drums
Ricardo Macan :: Guitars

 

Genere:
Thrash Metal

 

Durata:
38' 30"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
29.03.2013

 

Etichetta:
EBM Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Arrivano direttamente al debutto i brasiliani Machinage, che propongono un disco di debutto (senza EP d’intermezzo) di 8 tracce più intro di un thrash metal abbastanza semplice e canonico, lungo 38 minuti e mezzo e che esce per la rinomata EBM Records. Ma nonostante io abbia in passato espresso giudizi entusiasti sui prodotti forniti da questa label, i Machinage sono un gruppo non brutto, ma meno bello.
Perché? Semplice: a me questa band pare immatura, ancora priva della personalità necessaria per fare un full length. Basta ascoltare l’album: le prime due canzoni (intro esclusa) sono qualcosa di classico, già sentito, che si rifà al canovaccio di Metallica e Testament di “The ritual”, ma che convincono pienamente, e anche la migliore del lotto “Is this the way” non è male e anzi per la sua velocità e vivacità si attesta come brano migliore dell’intero disco. Non si tratta dunque di canzoni chissà quanto personali, ma di canzoni che comunque vengono riproposte in maniera credibile e convinta, e che per questo centrano l’obiettivo. Il problema sono gli altri brani. Da “Mask behind some lies” fino a “Third cold war” compresa, la band diventa banale, più prevedibile, esita sulla velocità e diventa anche un po’ ripetitiva in quanto a soluzioni stilistiche. Conclude “Tides of war”, buona nella strofa, deludente nel ritornello, per poi riprendersi, ma facendo cose che sono già state proposte precedentemente nell’album.
Tutto qua? Beh, più o meno, sì. L’album dei Machinage è poco più che questo: un disco carino, discreto, ma nella media. Con tutti i pregi e difetti annessi. Non brutto, ma che difficilmente vi farà venir voglia di riascoltarlo. Si ha l’impressione che al momento la band è immatura perché è capace di scrivere buone canzoni ma non di sostenere l’attenzione per un full length, sia pure corto come questo, e che tutto sommato il disco sia fatto di qualche bella canzone, ma che il resto sia filler. Posso sbagliarmi o meno su questo, ma resta il fatto che il disco rimane con un forte senso di “Potenziale non espresso al massimo”. Consigliato solo a collezionisti del Thrash metal.

Track by Track
  1. Rise of the souls 60
  2. Next victim 75
  3. Envy 75
  4. Anguish 70
  5. Mask behind some lies 55
  6. Beliefs 60
  7. 3rd cold war 60
  8. Is this the way 75
  9. Tides of war 65
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 55
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
66

 

Recensione di Snarl » pubblicata il 20.09.2013. Articolo letto 883 volte.

 

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