Bloodtruth «Obedience» (2014)
Recensione
Una cospirazione! Tre individui incappucciati e a piedi scalzi si trovano in una cripta o una chiesa o un qualche oscuro luogo e sembrano orchestrare qualche strano rituale o preghiera. I cappucci sono lunghi, coprono le spalle e arrivano a toccare il pavimento, al centro del quale un labirinto – immagine carica di riferimenti simbolici ed esoterici – disegna percorsi iniziatici. Intorno solo fredde colonne ed arcate scavate nella cruda pietra. Il resto è silenzio.
I perugini Bloodtruth nascono nel 2009 dall’iniziativa del chitarrista Stefano Rossi Ciucci e, inizialmente, vedono tra le proprie fila due membri dei Fleshgod Apocalypse, Francesco Paoli e Paolo Rossi, attualmente non più in line-up.
La grezza materia sonora viene plasmata dal combo di Perugia e diviene un Brutal Death dall’attitudine nineties ma dal groove e dalle strutturazioni moderne, che si fonde con una ricerca atmosferica legata alla tradizione del canto gregoriano.
Spingendo play sembra quasi di sentirli cantare, i tre loschi figuri di cui sopra: “Subvenite” è un canto gregoriano che, per 53’’, ci apre le porte del paradiso, facendoci poi precipitare nell’abisso non appena “Surrounded by blind bigots” si impone con la sua apertura furiosa dall’alone black. Il growl è serratissimo e gutturale vicinissimo a sfumature georgefischeriane, la batteria martellante sembra non trovare requie il finale è un pesante blocco sonoro compatto ed intransigente che apre la pista al calzatissimo “Throes of death”. Gli inserti in latino la fanno da padrone, il cantato e la sua cadenza si avvicinano molto ai brani più rituali di Inchiuvatu, ma sono solo sfumature di secondi, perché il brano è un macigno death dal piglio brutal. “Suppurating of deception” riporta alla mente una ricerca sonora più attuale, un death moderno con più groove alla Hour of Penance e fanno di nuovo capolino atmosfere gregoriane che scandiscono, sulla trama articolata di batteria, un “Kyrie Eleison, Kyrie Eleison” che si prolunga come invocazione sulla successiva “Coerced to serve”, brano estremamente dinamico, più dei precedenti, in cui le intelaiature di chitarra sono meno slegate dalla parte ritmica che ne costituisce la struttura di sottofondo. Chitarre in primo piano anche nella sesta traccia del lotto: un ronzio funambolico di api assassine che planano, cambiano rotta, si tuffano in picchiata con pungiglioni come spade, perfetta la partitura di basso che si fa più presente dando potenza, pienezza e impatto alla composizione, soprattutto verso il finale in cui assistiamo a dei validi passaggi di puro strumentale. Il filo rosso del canto gregoriano ricompare ed introduce “Summoning the heretics” che ricorda a tratti i Behemoth di “Demigod” soprattutto in termini di cantato, batteria e pesantezza del suono. La successiva “Foresworn”, grazie ai riffoni pesanti ed altamente accattivanti, alla bella apertura della solista e ai tempi di batteria – non alla velocità della luce, ma ben cadenzati ed in linea con l’atmosfera generale –, si aggiudica la palma di miglior pezzo dell’album.
“March of the Fools” è un pezzo in linea con quanto espresso nei brani precedenti, ma acquista mordente e personalità verso il finale, quando le due asce iniziano un dialogo serrato, costruendo veri e propri muri sonori attraverso riff ben strutturati e cambi di ritmo frenetici. La title-track, al numero 10 della scaletta, chiude “Obedience” e ci regala un bel pezzo che alterna groove pesante e calzato (in apertura) e passaggi old-school, scarni ed essenziali (in chiusura).
L’unica critica che mi sento di fare (costruttiva, per carità) riguarda la varietà: “Obedience” è monolitico, ben strutturato e, dal punto di vista tecnico, ineccepibile, ma, a volte, suona un po’ ripetitivo, nel senso che mancano, all’interno dei brani, quelle scintille che conferiscono a ciascuno la propria identità (come nel caso di “Foresworn” in cui questo processo è riuscito ed udibile).
Essenzialmente un lavoro ben fatto, ben confezionato e ben suonato che ricalca le orme di una ricerca death dall’identità assolutamente contemporanea (Hour of Penance, DominHate) che non disdegna di buttare un occhio e un orecchio a ciò che di buono è stato tramandato dai maestri (Behemoth, Cannibal Corpse).
Per tutti feticisti della materia.
Track by Track
- Subvenite (Intro) S.V.
- Surrounded By Blind Bigots 70
- Throes Of Death 75
- Suppurating Of Deception 70
- Coerced To Serve 75
- Quench Your Thirst 75
- Summoning The Heretics 75
- Foresworn 80
- March Of The Fools 75
- Obedience 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 85
- Originalità: 70
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
77Recensione di Possenreisser » pubblicata il 03.09.2014. Articolo letto 2590 volte.
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