Fen «Carrion Skies» (2014)

Fen «Carrion Skies» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Papi »

 

Recensione Pubblicata il:
21.10.2014

 

Visualizzazioni:
1998

 

Band:
Fen
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Titolo:
Carrion Skies

 

Nazione:
U.k.

 

Formazione:
The Watcher- Guitar, vocals
Grungyn-Bass
Derwidd-Drums

 

Genere:
Progressive Black Metal

 

Durata:
1h 15' 0"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
24.11.2014

 

Etichetta:
Code666
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Distribuzione:
Aural Music
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Agenzia di Promozione:
Aural Music (Promotion)
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Recensione

Dischetto da prendere con le pinze questo Carrion Skies, dei britannici Fen. Il power trio è fautore di un black metal dalle forti influenze d’avanguardia e sperimentali, con un sound che lascia molto spazio ad effetti e soluzioni atipiche, con un tocco di shoegaze e sonorità che a volte toccano il post-rock.
Per chi non li conoscesse, i Fen , attivi dal 2006, hanno finora pubblicato finora tre album molto ben accolti ed apprezzati dalla critica e hanno partecipato a diversi festival metal e a diversi tour con Negura Bunget e altri nomi tutelari del genere.
Tornando al platter è composto da sole sei canzoni, dal minutaggio piuttosto elevato, la maggior parte infatti si aggira intorno tra i dieci e i dodici minuti; ciò da un senso di dilatazione e vacuità alla musica del combo britannico, che però alterna sapientemente sfuriate black metal a momenti riflessivi e sotto acidi.
Detto ciò, potrei concludere la recensione anche qua, dal momento che tra la lunghezza dei brani davvero alta e la quantità della musica, rischierei di ripetermi inutilmente. Ma dal momento che il mio compito è quello di valutare il disco per la sua qualità, consigliando o meno l’acquisto, mi limiterò ad accennare alle caratteristiche e alle cose che più mi hanno colpito di questo lavoro.
L’iniziale Our Names Written Part 1in Embers si presenta subito aggressiva e potente, alternando bei riff e melodie, momenti più riflessivi e sfuriate black , intervallata nella parte centrale da un bel rallentamento quasi doom molto suggestivo e concludersi con una cascata di riff e urla lancinanti in dissolvenza. La parte seconda, omonima della precedente, ha un guitarwork molto interessante, che non lesina l’uso dei tempi dispari in alcuni punti; la canzone comunque ha una buona personalità, con passaggi evocativi e lancinanti, un cantato sofferto e suggestivo, supportato da un’ottima sezione ritmica eccellente.
La successiva The Dying Stars parte con un arpeggio quasi rilassante e si trasforma in un inferno di nove minuti, dal riffing quasi heavy metal. Una gran bella canzone a mio avviso.
Con la seconda metà dell’album però, inizia ad insorgere qualche segno di stanchezza, probabilmente dovuto ad un dilatarsi esagerato delle canzoni, davvero un po’ troppo prolisse: forse scrivere qualcosa di più condensato avrebbe sortito un effetto migliore. Il difetto principale è che le canzoni hanno chi più , chi meno, la stessa struttura, ( arpeggio evocativo in crescendo-entrata della chitarra- sfuriata black metal- break centrale evocativo- seconda sfuriata black- outro) mescolare maggiormente le carte in tavola avrebbe messo un po’ di pepe in più.
Riassumendo, ci troviamo di fronte ad un buon lavoro: se già conoscevate la band inglese, andrete sul sicuro poiché l’album ha comunque musica di qualità, se non li conoscevate un ascolto lo merita tutto.

Track by Track
  1. Our Names Written in Embers Part 1 70
  2. Our Names Written in Embers Part 2 70
  3. The Dying Stars 70
  4. Sentinels 70
  5. Menhir. The Supplicant 70
  6. Gathering the Stones 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
71

 

Recensione di Papi » pubblicata il 21.10.2014. Articolo letto 1998 volte.

 

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