Ronny Taylor «Dateci i Soldi» (2014)
Ronny Taylor
Titolo:
Dateci i Soldi
Nazione:
Italia
Formazione:
Mario Rossi :: drums
Paolo "Poli" Brondolo :: bass
Giuseppe "Beppe" Franco :: guitar
Zevi Xavier Bordovach :: synth
Genere:
Rock strumentale
Durata:
34' 22"
Formato:
CD
2014
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Per quanto noi di metalwave giudichiamo gli album (ovviamente) dal contenuto e non dalla copertina, devo ammettere che a volte la veste grafica e il buon gusto lasciano un po’ a desiderare nelle bands underground. Mi spiego meglio: chi è Ronny Taylor? Nessuno di attinente a questa band che io sappia: la band è un quartetto, fa rock strumentale mescolato con jazz, prog e alternative, viene da Torino e propone il suo primo full length autoprodotto dotato di una veste grafica e dei titoli che magari volevano anche essere sarcastici, ma che alla fine più che altro mi hanno fatto storcere il naso. In altre parole: chi è che sarebbe incoraggiato all’acquisto di un album con titoli come “Power Rangers” o “My chemical orecchioni”, nonché con una copertina che è una palese parodia di “Songs for the Deaf” dei Queens of the Stone Age? Appunto.
Ma veniamo alla musica: qui non si tratta di un album shred fatto da un guitar hero. Come detto questa è musica strumentale che spazia tra i generi e che condensa 7 tracce più intro in 34 minuti e mezzo di musica, una musica magari anche che potrà rendere appetibile qualche palato, ma che io trovo formalmente bella, ma per niente fondamentale, della quale i migliori momenti sono dati dalla seconda e dalla settima canzone, il resto vivacchia. Passando l’ultima canzone, più che altro jazz, è la parte centrale del disco che zoppica: “1945” comincia bene con un mood funky e con chitarre effettate, ma il brano sembra palesemente allungato, con un finale del brano davvero troppo lungo, e l’ultimo minuto davvero suonato che a me sembra a corto di idee. “Clouds” e “Mudhoney Darko” hanno lo stesso problema dei brani allungati troppo, praticamente cominciano la prima più rock e la seconda più prog, ma poi i brani si fermano, ci sono dei sample che sinceramente non mi significano niente, e mentre “Clouds” si riprende abbastanza solo verso la fine, la quinta canzone mostra un riff stoner normalissimo. Poco interessante la sesta canzone, con una chitarra che all’inizio fa cose che per me stonano col giro di basso e di batteria: non ho apprezzato.
Insomma: probabilmente questo cd lo apprezzerà anche chi è dentro al rock strumentale, ma francamente io ci sento troppo un senso di cd di nicchia, non imprescindibile e anche poco speciale, visto che alla fin fine i brani sembrano più che altro delle buone jam sessions. Sarà interessante quanto si vuole per la band, ma poco per chi ascolta. Se volete e siete nel genere, dategli un ascolto, ma la mia aspettativa è che farà tanta polvere. Se poi la prenderà a casa vostra o sugli scaffali, dipende da voi.
Track by Track
- Dateci i Sordi (Intro) S.V.
- Power rangers 65
- 1945 60
- Clouds 55
- Mudhoney darko 55
- My chemical orecchioni 55
- Burkina puzzle 65
- Swingin' Thieves 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 35
- Originalità: 65
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
56Recensione di Snarl » pubblicata il 22.10.2014. Articolo letto 1618 volte.
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