Malrun «Two Thrones» (2014)
Recensione
Cominciamo la recensione di questo terzo album per i Danesi Malrun tramite la ViciSolum Productions con un piccolo preambolo: io sono legato a doppio filo con il metal vecchio stile, quello che finisce per “metal” e che non finisce per “core”. Per tanti motivi, tra cui il fatto che le bands “core”, per la maggior parte nell’underground sono un ibrido, una cosa che sembra voler essere brutale pur mantenendo una certa orecchiabilità e ruffianeria, per i grooves sempre derivativi tipo Pantera o simili, ma soprattutto per una passione per i ritocchi al pro tools in fase di post produzione dell’album, dove in tal modo si può pompare la band in una maniera talmente esagerata da farla risultare troppo sopra le righe e quasi volgare. Tanto che mi sono chiesto più di una volta cosa succederebbe se tali bands perlomeno non si atteggiassero da improbabili amanti del grindcore e se non fossero così fissate con questo stile “metal estremo wannabe”.
Indovinate un po’: i Malrun se lo sono chiesti anche loro, forse, e questo “Two thrones” è un metal moderno incrociato tra la melodia (componente predominante) e il metalcore. Basta sentire l’opener “Justine” per rendersene conto: i suoni sono quelli triggerati e moderni del metalcore, eppure la voce non è così: la voce pulita è predominante, e per quanto possa essere catchy, cerca di fare partiture che non siano solo una parentesi melodica ma si prodigano nell’essere struggenti e potenti, i riffs sono sicuramente su corde basse e con suoni ancora molto metalcore, ma la band non cerca influenze pseudo brutal brevi e insignificanti, non ci sono breakdowns a ogni rallentamento, non ci sono odiatissimi pig squeals e anzi da questo punto di vista sonoro la band è molto rock/metal, nonché competente, grazie a brani molto ben riusciti come “Serpent’s coil” davvero eccellente, “Bury the dead for you”, che arriva a citare lo stoner nel ritornello, e “Eye of horus”, più cupa e meno elettrica, anche se in generale l’album è molto competitivo, e per personalità musicale merita una chance per chiunque voglia provare ad avvicinarsi un po’ al metal moderno, mentre è un acquisto senz’altro più che consigliato a chi col metal moderno ci vive. Merito di un gruppo che non cerca di essere brutale, che non si atteggia da ciò che non è, ma che semplicemente fa il suo lavoro onesto e senza cercare (tranne in una canzone) blastbeats improbabili o momenti mathcore o di copiare i Pantera quando i cliché del metalcore sono finiti, soprattutto negli assoli.
Certo, probabilmente un difetto c’è, e potrebbe essere il fatto che nella seconda parte del disco i Malrun si ripetono un po’, facendo brani più lenti e tristi e omogeneizzando un po’ troppo l’album, ma onestamente è poca cosa: per timbrica vocale e personalità musicale i Malrun meritano il vostro ascolto e la vostra attenzione e per quel che mi riguarda distruggono solo con quest’album degli autentici disastri discografici come gli Attack, Attack! o Iwrestledabearonce et similia. Da seguire per meritocrazia, questo “Two thrones” mi ha stupito.
Track by Track
- Justine 75
- Forbidden fruit 80
- Cycle of abuse 75
- Prelude – Serpent’s coil S.V.
- Serpent’s coil 90
- Bury the dead for you 85
- Confessions 75
- Eye of horus 90
- Light the way 80
- The ignorant 75
- Dance of the satyr 70
- The ghost of you 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 85
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
80Recensione di Snarl » pubblicata il 31.10.2014. Articolo letto 1817 volte.
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