Inbound Legacy «Death and Love» (2014)

Inbound Legacy ĞDeath And Loveğ | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
04.01.2015

 

Visualizzazioni:
1174

 

Band:
Inbound Legacy
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Titolo:
Death and Love

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
GUITARS:
Tony Kish Molinari - Lead Voice, Guitars, Piano

Claudio Bellisari - Guitars backing Vocals

DRUMS:
Steve Brewster - Drum
An Drew - DRUM
Chris Schirò - DRUM
Mick Gisonni - DRUM
Giulio Medalli - DRUM
- - - - - - - - - - - - - - - - - -
BASS:
Matt G. Pierson
Fulvio Spada - BASS
Giacomo Aliotta - BASS
Luca Riga - BASS
Martina Bertini - BASS
Matteo Quintiliani - BASS
Mauro Pittaccio - BASS
Stefano Silvestri - BASS
Paolo P-Boost Mazzi - BASS
- - - - - - - - - - - - - - - - - - -
TASTIERE:
Alessandro "Mave" - KEYBOARD
Daniele Fuligni - KEYBOARD, PIANO, SYNT e MOOG
Antonio Molinari - PIANO

ARCHI:
Pier Antonio - VIOLINO
"Soon" - VIOLONCELLO

 

Genere:
Classic / Hard Rock

 

Durata:
24' 42"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2014

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Un autentico controsenso, ecco cos’è il disco di debutto dei romani (si fa per dire) Inbound Legacy, che consiste in un EP di 24 minuti e 42 secondi di 4 canzoni più reprise. Se siete stupiti della stranezza di proporre ancora una reprise di un brano, aspettate di sentire questo: a parte il fatto che la band a giudicare dalla cover e dal titolo dell’EP sembrerebbe suonare gothic, mentre invece fa ciò che sommariamente potremmo definire Southern Rock/Metal con un debole per le orchestrazioni, la band in realtà presenta in formazione una voce e una chitarra e un macello di altri musicisti, tutti che danno il loro contributi. Per qual motivo dovrebbe essere così per un Ep, non lo so, ma è così.
Normalmente bands così suonano talmente strane da non dirmi niente, ma non è questo il caso: questo EP è un buon inizio di una band che presenta un tiro migliore nelle due canzoni più corali e orchestrate, come la quarta e la seconda, che si potrebbero praticamente definire delle metal ballads, e con le altre canzoni a rappresentare uno stile più tipicamente Southern Rock un po’ lento ma interessante, anche se non sempre così incisivo, eppure suona bene. Probabilmente sarà l’ingenuità compositiva che fa suonare questo EP molto lontano dalle attuali correnti musicali, oppure la totale mancanza di spocchiosa pomposità che non rende la musica pacchiana, ma sta di fatto che queste quattro tracce convincono, e ci fanno ben sperare per il loro disco di debutto.
Provate a dargli un ascolto se vi interessa questo metal classico e con un debole per le ballads, o per il Southern Rock meno rude. Interessante.

Track by Track
  1. Revolution inbound 70
  2. A pearl like the sun 70
  3. Slut me 70
  4. Death and love 70
  5. A pearl like the sun (Reprise) S.V.
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
69

 

Recensione di Snarl » pubblicata il 04.01.2015. Articolo letto 1174 volte.

 

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