Oxhuitza «Oxhuitza» (2014)
Recensione
Gli Oxhuitza vengono dalla Toscana, e questo è quasi tutto quello che posso dire con certezza sulla band, visto che non abbiamo ricevuto alcuna biografia. Per il resto sono notizie sicure ma non troppo, come il fatto che questo dovrebbe essere il loro primo album, e che è uscito per la Mirror Records, che condensa 6 tracce per quasi 37 minuti di musica prog strumentale. Ora: c’è una linea di demarcazione tra il fare musica strumentale buona e non buona, ed è questa: la musica deve riuscire a dare sensazioni in una maniera talmente continua e imprevedibilmente cangiante, che un cantato non avrebbe senso perché non riuscirebbe mai a star dietro a così tanti cambi di umore. E gli Oxhuitza ci sono riusciti? In parole povere, al 50%. Perché qui esattamente 3 brani su 6 mi danno la sensazione che funzionano bene così, cioè le prime due, e la quinta canzone, la migliore del disco, ma le altre 3 sono scarsamente rilevanti.
Le prime due canzoni infatti fanno ben sperare, con la prima di queste a proporre un buon balance tra chitarra più orientata verso i riff, ma controbilanciata da tastiere più prog di vecchia scuola, mentre la seconda è un riff metal iniziale con diverse variazioni e divagazioni nella prima parte, che poi però nella seconda parte diventano decisamente più stile Dream Theater, mentre la quinta canzone convince per l’estrema cura nei dettagli minuziosa, che si traduce in un brano davvero suggestivo e ben fatto, decisamente il migliore. Purtroppo però, come detto, le altre canzoni a questo rango non ci vanno neanche vicino: la terza e la quarta canzone, infatti, sono invece troppo tediose, pretestuose e che non mi sembrano andare da nessuna parte in particolare, mentre si migliora di poco con la sesta canzone, leggermente meglio riuscita a livello formale, ma troppo contorta e non sempre così comunicativa. Insomma: questa band prog non sembra essere male a tratti, ma altre volte sembra solo essere una delle tante bands strumentali che sono “strumentali senza che se ne capisca il perché”. Personalmente, la mia sufficienza è d’incoraggiamento a suonare più diretti e rock, mentre per quel che riguarda l’acquirente, consiglio un ascolto preventivo prima di decidere: questo stile musicale dei brani secondo me meno riusciti può piacere come no.
Track by Track
- #01 70
- Luna di maggio 75
- Pixel 55
- Nervi in fibra ottica 60
- Mano di luna 75
- Kyrky 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
68Recensione di Snarl » pubblicata il 02.02.2015. Articolo letto 942 volte.
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