Rusty Pacemaker «Ruins» (2015)
Recensione
Rusty Pacemaker, austriaco d’origine, ci presenta il suo ultimo lavoro intitolato Ruins, un concentrato di musica dalle atmosfere prevalentemente malinconiche che, contrariamente alle tendenze, viene proposto attraverso un certo romanticismo dark; le ambientazioni spaziano prevalentemente tra varie sonorità generate prevalentemente dalla chitarra con l’aggiunta di elementi in key o in elettronica. Lo stesso Rusty, da sempre influenzato dai Bathory, suoi unici idoli, in alcuni brani si è avvalso del supporto vocale di Lady K che è stata nel complesso in grado di intensificare lo stato di afflizione su alcune parti così aumentandone significativamente il già presente stato malinconico. In ogni caso questo non significa che l’intero album sia in prevalenza una sorta di ambient depressivo e basta; anzi, ci sono diversi brani che appaiono al contrario una sorta di miscelazione rock dark mai esasperata dal supporto di ritmiche violente o compulsive ma prevalentemente da sonorità musicalmente congeniate dall’estro del musicista. Molto dinamiche e riflessive sono le parti che vengono proposte come intro di alcune songs come nel caso di “Night Angel” poi ulteriormente resa malinconica dalla parte cantata e dall’andatura ritmica della batteria di base, priva di rullate e crash. I brani proposti discretamente alcuni lunghi come detto spaziano su andature prevalentemente pacate e moderate; apre “Ruins” con un arpeggio malinconico e la successiva parte vocale, in un pulito clean, poi seguita da una ritmica con andatura in doom distorta sempre pacata; “Made of Lies” si propone con una partenza spumeggiante tra ritmica e relativa andatura distorta con un cantato che ci ricorda un po’ uno stile primordiale di band quali Depeche Mode; “Ocean of Life” si presenta con un’andatura stile rock poi invasa dal cantato alternato di Rusty con Lady K; “The Game” viene proposta con un rock psichedelico dall’andatura lenta e dal supporto di elettronica; a seguire “Candlemass” dall’intro prodotto con un fraseggio in chiave distorta di chitarra poi armonizzato da una serie di effetti e dall’andatura lenta di batteria poi notevolmente accelerata nella seconda parte del brano dove l’artista si diletta con alcuni lead solo di chitarra; il cantato viene sempre proposto con tonalità quasi raddolcite. “Forever” brano breve con accompagnamento acustico e cantato; “Matt over Mind” propone nella prima parte del brano un rock quasi spinto in modalità batteria Thrash ma cantato e arpeggiato in acustico e sempre cantato in maniera pacata, poi il tutto muta e propone un rock decisamente moderato sempre psichedelico. “Knowing” sempre introdotta in modalità acustica poi sopraffatta dal rock; il tutto si conclude con “Pillow of Silence” con un acustico delay e synth d’effetto che rende il tutto un po’ più malinconico. In definitiva si tratta di un lavoro che, per le modalità proposte, non è molto adattabile al commerciale; è un po’ come un quadro d’autore può piacere o non, magari per un qualcosa che altri non hanno saputo osservare o comprendere, tutto qui. Apprezzabile indiscutibilmente la capacità musicale di questo artista.
Track by Track
- Ruins 65
- Made of Lies 65
- Ocean of Life 70
- The Game 65
- Night Angel 60
- Candlemass 70
- Forever 75
- Matter Over Mind 70
- Knowing 70
- Pillow of Silence 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 75
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
69Recensione di Wolverine » pubblicata il 03.06.2015. Articolo letto 2539 volte.
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