Ru Fus «Ru Fus» (2014)
Recensione
Dopo aver militato in diverse band, Ru Fus, personificato in Emiliano Valente, ci presenta questo suo primo progetto unipersonale che trae spunto da numerose correnti che spaziano dal protogrunge al noiserock, e venature di punk core. L’artista, già militante in numerose band tra cui Zen Circus, Neurotomy, The Bugs, Rivertebrati con annesse produzioni e stampe tra demo e cd, da adito a questo lavoro dando comunque prova della propria personale attitudine alla creazione di un sound non complicato e in definitiva realizzato in maniera semplice. Sin dai primissimi ascolti il lavoro sembra prevalentemente orientato su tracce musicali che ricordano facilmente band come Nirvana rivisitate in chiave moderna con l’aggiunta, a tratti, di elementi hard rock, stoner e doom. I brani scorrono in maniera abbastanza rapida, non ci sono momenti particolarmente esaltanti essendo il lavoro orientato su un genere che, in definitiva non presenta eccessivi spunti di creatività. Il lavoro inizia con l’intro “Fader up and Down” subito proposta in modo ben determinato ma poi, di fatto, abbastanza invariata rispetto all’andatura iniziale. “Little Clown” ricorda un grunge anni ’90 rimescolato ad elementi in chiave hard rock che, in definitiva, rilasciano un apprezzabile risultato; “Radiation” parte in un alternative sempre unificato a venature grunge dalle ritmiche pacate e dal cantato soffuso; la successiva “Joker” appare un po’ più movimentata nelle ritmiche lasciando comunque invariato il sound rispetto ai precedenti brani. Dall’andatura prevalentemente acustica è la successiva “People as People” molto pacata nelle andature dai tratti prevalentemente rilassanti; “Out side now” e la successiva “Dead Set” offrono una ritmica quasi sdolcinata dalle andature questa volta più stile rock, i distorti sono sporchi ma piacevoli; “Fragment of Asteroid” un grunge asteroideo dalle ritmiche dinamiche e divertenti; “Like Coldest Winter” offre, nella sua modalità priva di distorti, una simpatica andatura soprattutto nell’andatura di basso; la conclusiva “Season” affronta un andamento significativamente lento ma non troppo coinvolgente. Il platter in definitiva ripercorre la carriera e l’esperienza musicale maturata negli anni da questo artista, qui riproposta in un protogrunge complessivamente ben eseguito, dove l’artista ha oltretutto inserito elementi derivanti da generi musicali a lui più cari il cui risultato ne conclama, in ogni caso, una certa maturità compositiva.
Track by Track
- Fader Up & Down 75
- Little Clown 70
- Radiation 70
- Joker 65
- People as People 70
- Out Side Now 65
- Dead Set 65
- Fragments of Asteroid 75
- Like Coldest Winter 70
- Never Machines 65
- Season 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 65
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
68Recensione di Wolverine » pubblicata il 08.06.2015. Articolo letto 2129 volte.
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