Raw «From the First Glass to the Grave» (2016)

Raw «From The First Glass To The Grave» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Wolverine »

 

Recensione Pubblicata il:
14.07.2016

 

Visualizzazioni:
1965

 

Band:
Raw

 

Titolo:
From the First Glass to the Grave

 

Nazione:
Canada

 

Formazione:
- Will “Thicksaw” Wylie ::
- Roger “Skinnyback” LeBlanc ::

 

Genere:
Psychedelic Rock / Black Metal

 

Durata:
39' 46"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
10.06.2016

 

Etichetta:
Aural Music
[MetalWave] Invia una email a Aural Music [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Aural Music [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Aural Music [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Twitter di Aural Music [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina MySpace di Aural Music [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il canale YouTube di Aural Music [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina ReverbNation di Aural Music

 

Distribuzione:
Aural Music
[MetalWave] Invia una email a Aural Music [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Aural Music [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Aural Music [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Twitter di Aural Music [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina MySpace di Aural Music [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il canale YouTube di Aural Music [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina ReverbNation di Aural Music

 

Agenzia di Promozione:
Aural Music (Promotion)
[MetalWave] Invia una email a Aural Music (Promotion) [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Aural Music (Promotion)

 

Recensione

Di difficile collocazione appare questo “From the First Glass of the Grave” ad opera dei canadesi Raw; la band presenta un sei tracce che vede coinvolti, nella genialità di questa band, una marea di generi che vanno dal black metal al depressive psichedelico fino a giungere al delta blues; ma la particolarità del disco non è quella di miscelare i generi e generare un qualcosa di decisamente anomalo ma bensì quella di calibrare, con opportuna oculatezza, un sound decisamente innovativo che sin dal secondo brnao prende corpo per poi giungere sino all’ultimo brano di questo lavoro. Indubbiamente come primissimo impatto l’ascoltatore può rimanere basito ma ben presto è impossibile non rendersi conto della straordinarietà e singolarità che è riuscito a generare questo trio. Ad aprire il disco ci pensa “Death Waltz”, brano strumentale decisamente depressivo ed oscuro sotto il profilo sonoro che subito fa pensare all’immediatezza di un improvviso quanto inaspettato scatto in doppia cassa supportato da uno scream folle e annessi riff a ronzio; ma non è così. Infatti in questo brano emerge un inaspettato sound acustico avallato da una soffusa parte cantata in clean che decisamente appare subito emozionante. Basta poco per capire la genialità del lavoro con il secondo brano “Chopped Em Up” una sorta di blues inatteso, come quando guardi a terra e trovi inaspettatamente una banconota da cento euro scucitasi dalla tasca di qualche sfigato; “I’M a Shall (but i’m your man)” il cui ascolto, disposto questa volta su una sorta di post rock psichedelico, viene abbellita dalla buona prova della parte cantata in una sorta di espressività sofferta ma decisamente elevata dallo sfondo musicale tutto da ascoltare; si giunge poi a “Mine”, altro particolare brano incentrato su un motivo di chitarra quasi in accompagnamento dal sapore sludge supportato in lontananza da sporadiche, quanto semplici ritmiche, che ci conducono sino a “From the first Glass of the Grave” brano di circa un quarto d’ora di ascolto decisamente incentrato su un qualcosa di drammatico, con la chitarra acustica in sezione ritmica che di seguito muta in un distorto tra il blues e lo sludge; questo brano si propone come una sorta di viaggio all’interno del quale l’esasperazione della parte cantata rende decisamente straordinario quanto affascinante la dimensione che questa band in qualche modo vuole far assaporare all’ascoltatore. Si giunge al termine con “Slowly but Surely”, altra lentissima proposta bluesy da sapore indubbiamente riconducibile alla vecchia America ma con un tocco di decisiva quanto necessaria modernità. Un lavoro che nella sua particolarissima proposizione, dà piena prova dell’ottima singolarità della band di saper suonare avvicinando l’ascoltatore su più orizzonti e con un certo stile tale da non generare repentini mutamenti stilistici che avrebbero indubbiamente creato sconforto.

Track by Track
  1. Death Waltz 80
  2. Chopped Em Up 80
  3. I’M a Shall (but i’m your man) 80
  4. Mine 80
  5. From the first Glass of the Grave 80
  6. Slowly but Surely 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 80
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
78

 

Recensione di Wolverine » pubblicata il 14.07.2016. Articolo letto 1965 volte.

 

Articoli Correlati

News
Recensioni
  • Spiacenti! Non sono disponibili Recensioni correlate.
Interviste
  • Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
  • Spiacenti! Non sono disponibili Live Reports correlati.