Theatres des Vampires «Candyland» (2016)
Recensione
Attraente si presenta il decimo album dei romani Theatre of the Vampire con questo “Candyland” il cui nome deriva da una particolare stanza un tempo presente all’interno dell’ospedale psichiatrico di Pennhurst, una cittadina della Pennsylvania dove venivano spesso rinchiusi adulti e bambini, nascosti all’opinione pubblica, che definivano tale luogo l’inferno in terra pur essendo la stessa munita di sbarre alle finestre e fatta di mura colorate. La band esorcizza il tutto attraverso la sua oramai nota e consolidata musica espressa in modalità Vampiric Gothic Rock Metal attraverso la quale si assiste all’ascolto di andature dinamiche eseguite con un discreto apporto ritmico da parte della chitarra oltre che dai rimanenti strumenti; le ritmiche di batteria appaiono varie nonostante risultino all’ascolto decisamente semplici e non troppo innovative nei contenuti; decisa ed ottimamente calata nel ruolo la voce femminile della cantante Sonya ben disposta in ogni singola tracks sia nei momenti più spumeggianti sia nei contesti maggiormente moderati e malinconici. Tra i brani apre il platter “Mogana Effect” un brano che sin da subito ben definisce le linee del sound e della struttura sonora della band; andature moderate, riff intensi e lead solo curati nell’esecuzione; segue “Resurrection Mary”, richiama subito l’attenzione per le sue andature Gothic metal tendenti un po’ al dark per l’inserimento del synth a fare da cornice al brano; l’ascolto prosegue con la successiva “Delusional Denial” un brano che sin da subito mostra i suoi artigli grazie ad una ritmica lenta ma decisamente coinvolgente nei contenuti; particolare l’esibizione vocale della cantante che di tanto in tanto si sdoppia per dare vita ad una sorta di voce demoniaca; “Parasomnia” apre con una andatura quasi power all’interno della quale ben presto la base in synth rende il tutto decisamente più dinamico grazie anche al discreto lavoro della chitarra; dinamico e ben fatto anche il lead solo centrale del brano. L’ascolto prosegue con la successiva “Candyland” che va a rievocare l’esasperazione in passato vissuta dagli ospeiti dell’istituto di cui sopra mediante la realizzazione di un intro in piano e da una successiva ritmica che tende a concentrarsi e orientarsi su andature decisamente lente ma incisive sotto l profilo strumentale. Seguono “Your Ragdoll” e il successivo “Pierrot Lunaire” due brani che si ripropongono con le oramai note andature lente, non troppo fantasiose ma melodiche nei contenuti. Un’apertura in synth in modalità discoteca futurista per il “Photographic” che inizialmente stenta a partire offrendo in conclusione un esito quasi scontato; meglio la successiva “Ophium Shades” che alterna una ritmica ben propositiva e incisiva ad altra più pacata; non troppo propositiva la parte cantata che pare a tratti trattenuta. Un momento decisamente malinconico in apertura per “Seventh Room”, un brano di seguito ben proposto per la sua melodia piacevole all’ascolto e inebriata dalla buona ritmica della chitarra; “Autumn Leaves” altro brano in apertura decisamene oscuro e malinconico per la sua apertura in pianoforte sul quale insiste una voce decisamente espressiva della parte cantata che a tratti sembra quasi recitata; la ritmica prende poi avvio consegnando un’andatura moderata. Il disco risulta un lavoro strutturato nel pieno rispetto del genere proposto e, pur dando luogo ad una discreta prova, potrebbe tranquillamente optare per l’adozione di una maggiore aggressività strumentale per determinare anche un maggiore effetto sull’ascoltatore.
Track by Track
- Mogana Effect 70
- Resurrection Mary 70
- Delusional Denial 65
- Parasomnia 70
- Candyland 70
- Your Ragdoll 65
- Pierrot Lunaire 70
- Photographic 55
- Ophium Shades 70
- Seventh Room 70
- Autumn Leaves 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 70
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
68Recensione di Wolverine » pubblicata il 09.09.2016. Articolo letto 2397 volte.
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