AccabbadorA «De Sanguni Tintu» (2016)
AccabbadorA
Titolo:
De Sanguni Tintu
Nazione:
Italia
Formazione:
Alessandro Farci :: Bass
Emanuele Prandoni :: Drums
Gabriele Perra :: Guitars
Federico Pia :: Vocals
Genere:
Black Metal
Durata:
44' 3"
Formato:
CD
2016
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Se c’è una cosa che i Sardi sanno fare, è fregiarsi di un certo orgoglio identitario senza farlo scadere nella politica di bassa lega, per cui è con piacere che mi sono apprestato ad ascoltare “De sanguni tintu”, il full length di debutto di questi Accabbadora, un gruppo un po’ di Cagliari e un po’ di Oristano che in 9 canzoni più intro e intermezzo ci propone un buon mix tra black/death melodico svedese e intermezzi con parti di flauto mai predominanti nelle canzoni, che aggiungono allo stile di certi Lord Belial o Dawn nei riffs una cangianza etnica molto in stile Inchiuvatu.
Si potrebbe obbiettare che molti dicono di fare questo mix di stili musicali, e il risultato è o troppo death (e magari spacciato per “blackened”), o fin troppo folk, ma il punto è che dove molti falliscono, gli Accabbadora riescono: lo si sente per una certa vivacità di fondo che rende la musica di questo “De sanguni Tintu” molto scorrevole nella opener “Su feli” ad esempio, ma è dove il black/death melodico diventa più epico che i nostri sardi vanno ad eccellere, con una grande “Custodiu de sa losa” che ricorda gli Opera IX di “Anphisbena” o i Draugr più estremi e con meno tastiere e con “Arribat in mala ora” che conferma questo stile insieme ad “Anima Niedda”, e non sono male anche i momenti più folk di “S’ammutadori” o l’inno conclusivo di “Terra Antiga”. Se questi stili rendono dunque “De Sanguni Tintu” un album sicuramente dal vivace e naturale feeling mediterraneo ma anche metal estremo, ogni tanto la band perde feeling qua e là e si dimostra un po’ acerba, come per esempio nei momenti dove prova ad essere più violenta e brutale (“Orghia Rabiosa”) e però finisce per rovinare gli equilibri del songwriting, specialmente quelli che si collegano con gli stacchi di Sulittu (un flauto sardo). Ma non è tanto questo il difetto principale di “De Sanguni...”, quanto piuttosto il fatto che a volte si sente il bisogno di dare un po’ di respiro alle composizioni usando più accordi semplici e meno note o bicordi che facciano sfogare i brani in parti più corali e meno intricate; questo viene fatto comunque, come nella già citata “Terra Antiga”, e non è un difetto grave, ma per me qui gli Accabbadora posso migliorare in futuro.
In conclusione, “De Sanguni Tintu” è un bel disco fatto da una band che nonostante possa bilanciare e perfezionare il collegamento delle proprie influenze, sa su quali binari compositivi muoversi e come giocare le sue carte, ed è consigliabile ai fans di questo black/death melodico svedese sopra descritto, nonché a chi apprezza questo stile metal estremo incrociato con un feeling mediterraneo che ultimamente va sviluppandosi.
Track by Track
- De Sanguni Tintu - Intro S.V.
- Su Feli 80
- Custodiu de sa losa 80
- Orghia Rabiosa 70
- S'ammutadori 75
- Antigu Sentidu 75
- Anima Niedda 75
- Su misteriu de su tophet 70
- Arribat in mala ora 80
- Orbexendi - Intermezzo S.V.
- Terra antiga 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 80
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
74Recensione di Snarl » pubblicata il 27.12.2016. Articolo letto 888 volte.
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