Aeternal «The Consciuos Machine» (2017)

Aeternal «The Consciuos Machine» | MetalWave.it Recensioni

Autore:
Wolverine »

Recensione Pubblicata il:
27.12.2017

Band:
Aeternal

Titolo:
The Consciuos Machine

Nazione:
Italia

Formazione:
- Alessandro Chiappetta :: Vocals, Guitars & Bass;
- Carmine Filizzola :: Drums & Keyboards;

Genere:
Melodic Death Metal

Durata:
36' 44"

Formato:
CD

Data di Uscita:
19.10.2017

Etichetta:
Autoproduzione

Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione

Dopo non poche problematiche di line up, gli Aeternal esordiscono a circa quattordici anni dalla loro formazione, oggi composta di soli due membri, rilasciando questo concept intitolato “The Conscious Machine”, lavoro autoprodotto di death metal melodico che, ad avviso di chi scrive, poco ha in comune con detto genere incentrandosi il tutto su altri scenari metal non propriamente death. Al di là di tutto gli aspetti positivi del disco ricadono prevalentemente sulla voce, un growl con richiami scream soddisfacente nella proposta mentre la parte musicale si rileva, trattandosi di autoproduzione, non ottimale a causa di alcune defezioni che ricadono soprattutto sull’ impostazione della batteria, un po’ troppo dietro rispetto alla chitarra e appena percepibile in tutto il lavoro; ciò comporta un effetto di poca presa considerando il ruolo cardine che invece, su un genere come quelle death ricopre. Alcuni brani vedono l’inserimento nel proprio interno di alcuni spezzoni di film o recitazioni spesso supportati da un sottofondo moderato, basso e melodico. I brani risultano prevalentemente melodici ma dopo una serie di ascolti non offrono in sostanza molto restando praticamente uniformi e piatti soprattutto dal punto di vista delle idee maggiormente penalizzate a causa di una produzione sinceramente non ottimale. Comunque sia l’ascolto conduce ad un qualcosa che in definitiva mostra la voglia di fare e questa voglia si ravvisa soprattutto in alcuni brani come “Cor”, al cui interno la band si incentra su un qualcosa che si identifica in una forma di metal quasi sinfonico e racchiude in parte un qualcosa che somiglia ad una ballad in alternanza ad un cantato clean duettante con un growl; “Plica Vocalis” offre lo spunto per un qualcosa che tende più ad un progressive dove le idee sentono necessariamente il bisogno di un confronto anche con qualche altra iniziativa, ridotta in questo caso all’osso proprio per mancanza di approfondimenti o di assetti più elaborati. “Organus Auditus”, è senz’altro forse il brano migliore del disco per il suo particolare assetto melodico che ben si collima nelle iniziative ritmiche adottate. Il disco purtroppo necessita, ad avviso di chi scrive, di una serie di accortezze che spaziano in primis dalla produzione, elemento basilare soprattutto per un esordio e in secondo luogo, oltre che di una maggiore iniziativa soprattutto sulle idee che di per sé potrebbero anche essere soddisfacenti, ma necessitano comunque ed inevitabilmente di un apporto strumentale più coinvolgente.