Derdian «DNA» (2018)

Derdian «Dna» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Fleshrequiem »

 

Recensione Pubblicata il:
12.07.2018

 

Visualizzazioni:
2579

 

Band:
Derdian
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Titolo:
DNA

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Ivan Giannini – Vocals
Marco Banfi – Bass
Marco Garau – Keyboards
Enrico Pistolese – Guitars
Dario Radaelli – Guitars
Salvatore Giordano – Drums

 

Genere:
Symphonic Power Metal

 

Durata:
1h 4' 19"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
25.07.2018

 

Etichetta:
King Records

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Against PR
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Recensione

Lo storico di questo progetto Power milanese inizia nei primi anni del nuovo millenio fino al corrente 2018 con la loro ultima proposta chiamata DNA, un disco dai connotati tipici di tanti gruppi di spicco della scena. I richiami ad Angra e Rhapsody of Fire in particolare sono a mio giudizio palesi, diciamo che non considerano Lione uno da tenere lontano come si farebbe di norma con la peste bubbonica (anche perchè se fai questo genere non cagartelo è quasi impossibile dato che se citi un gruppo Power a caso lui ci ha cantato).Nonostante ciò l'album si presenta sufficientemente dinamico; traspare quasi subito una minuziosa attenzione in studio e una buona capacità compositiva sicuramente figlie di una maturità artistica che è andata man mano crescendo negli anni.
Le strutture dei brani sono più statiche e convenzionali in alcuni e più versatili in altri e i mood spaziano dai più accattivanti di Fire From The Dust ai più epici di Hail To The Masters (suona come una marcia, ed è per me la più coinvolgente).
Non mancano soluzioni compositive intelligenti e veri e propri fulmini a ciel sereno come nel caso di Elohim, dove verrete catapultati in un mondo simil Blues a circa metà brano; inoltre mi sento di citare False Flag Operation e il suo alone di mistero, o forse di agguato, o forse di "procinto di battaglia" (apprezzate lo sforzo).
Non mancano putroppo neanchè banalità compositive come usi stantii e "preconfezionati" dell'alternanza solo tastiera/solo chitarra, oppure di melodie che a volte sfociano anche nell'infantile e mi riferisco sia agli strumenti che alla voce, a cui va riconosciuta però una notevole abilità. Queste ultime infatti si presentano a volte troppo scontate e farcite di miele il che simboleggia a mio modestissimo parere una mancanza di "tatto" comune a tanti gruppi power, e pezzi come Never Born ce li vedo bene riarrangiati e suonati ai ricevimenti matrimoniali.
Cattiverie a parte il disco risulta discretamente piacevole; non annoia, non distrae, e penso sia un requisito minimo per tutte le band che hanno intenzione di arrivare lontano. Le canzoni hanno tutte una loro personalità e sono facilmente riconoscibili dopo pochi ascolti oltre ad essere abbastanza ricche e non spoglie di colore e di idee, e anche questo non lo butterei via manco per niente.
Lo consiglio, ma non ad ascoltatori lontani da questa tipologia di sound, mi sento invece di confinarlo ai soli amanti del genere e affini.

Track by Track
  1. Abduction 60
  2. DNA 65
  3. False Flag Operation 70
  4. Never Born 60
  5. Hail To The Masters 75
  6. Red And White 65
  7. Elohim 70
  8. Nothing Will Remain 70
  9. Fire From The Dust 70
  10. Destiny Never Awaits 70
  11. Frame Of The End 65
  12. Part Of This World 65
  13. Ya Nada Cambiara 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
66

 

Recensione di Fleshrequiem » pubblicata il 12.07.2018. Articolo letto 2579 volte.

 

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