Dream Company «The Wildest Season» (2019)
Recensione
Che i Dream Company siano nati, e abbiano estensiva carriera, come cover band di Bon Jovi si sente e non fanno nulla per nasconderlo in questo loro disco di debutto chiamato “The wildest season”, un album che ci propone 40 minuti per 10 canzoni semplici semplici ma efficaci, che va visto come poco più come un tributo a questo famoso cantante. Un tributo pregevole, ma pur sempre un tributo. È un luogo comune di noi recensori, infatti, accomunare una band al proprio passato o a un artista in particolare per qualsiasi cosa, da una cover a un passato come tribute band, ma in questo “The wildest season” i DC il paragone ci sta tutto, con delle citazioni nei testi abbastanza evidenti, tipo “I don’t wanna sleep tonight” che si sente all’inizio della opener “Days in blue” e che mi ha fatto subito pensare alla linea del testo di “All about loving you”.
Detto questo, fortunatamente “The wildest season” non è propriamente un disco di una band clone, visto che comunque qui il livello qualitativo è buono, come nella melodica e simpatica “Mine mine mine”, passando per la bella accoppiata di “Salvation” e “Revolution”, dove i DC si dimostrano una band che sa metterci un minimo di personalità anche se visibilmente influenzata (specialmente nel cantato) dal proprio idolo che hanno apprezzato per così tanto tempo. Certo qui non c’è niente di originale, ma probabilmente non era neanche nell’obiettivo di questi ragazzi cercare di fare qualcosa del genere, quanto piuttosto fare qualcosa di proprio e dare sfogo alla propria creatività. È altrettanto ovvio che i Dream Company cono comunque non certo la prima band innamorata di questo stile musicale proposto, e questa musica sanno proporla (chi meglio e chi peggio) in tanti gruppi underground, per cui “The wildest season” seppur genuino non è certo qualcosa di unico, e finisce inevitabilmente per essere uno dei tanti revival del rock anni 80 e anni 90, che non possono far tornare indietro quegli anni, ma di certo possono mantenere viva la tradizione musicale di quel periodo. “The wildest season” è fatto bene. Per completisti e non è altro che un revival, ma è fatto bene.
Track by Track
- Days In Blue 70
- Mine Mine Mine 70
- Scared To Be Loved 70
- Salvation 75
- Revolution 75
- River Of Love 70
- The Ghost 70
- Land Of Freedom 70
- Love Is Possession 70
- Liars 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 65
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
70Recensione di Snarl » pubblicata il 02.04.2020. Articolo letto 707 volte.
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