P.o.E «Of Humanity And Other Odd Things» (2019)

P.o.e «Of Humanity And Other Odd Things» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
05.04.2020

 

Visualizzazioni:
839

 

Band:
P.o.E
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Titolo:
Of Humanity And Other Odd Things

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Charles Wooldridge :: Vocals
Emmanuel Botch :: Guitars
Francis Gebirge :: Bass Guitar
Aleksander Ladislaw :: Drums

 

Genere:
Alternative Rock / Metal

 

Durata:
45' 18"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2019

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Come è facile capire da copertina, titolo e nome della band, i P.o.E. da Reggio Emilia sono una band (che si definisce alternative rock) che suona in questo “Of humanity…” una musica con tematiche vagamente horror, sullo stile dei racconti propri dello scrittore che questa band elogia nel nome della band stessa. Ora, fare dischi così vuol dire che o fai qualcosa di epico in stile Ghost, oppure fai qualcosa di non buono, che nel migliore dei casi non suona horror e nel peggiore dei casi finisci per fare qualcosa di patetico. Praticamente mai c’è qualcosa nel mezzo. Bene: i P.o.E. sono quel caso su mille nel mezzo.
In realtà l’album non comincia molto bene, con qualche influenza funky francamente di cui faccio fatica a capirne il senso, ma col passare di questi minuti, l’album comincia ad avere senso e a mischiare generi musicali con uno stile vivace e che denota una vena teatrale e quasi da musical non troppo diversa dallo stile di brani tipo “La villa Strangiato” dei Rush, che si sente nelle influenze barocche del quinto brano, nella drammaticità di “In loving madness” e nella matta “Shipwreck”, che comincia con un reggae malefico per proseguire ancora in uno stile musical in neanche 4 minuti, e se il resto dei brani insiste su questa mescolanza di stili suonando un po’ autocompiacente, ci pensa il brano finale a riportare tutto su sonorità leggermente più lineari e tipicamente rock.
Ne risulta un album, come detto, che non mi aspettavo potesse essere buono, e che invece lo è, graziato da una mescolanza di generi positiva e da un senso del teatrale che tanti di quelli (pochissimi) che si cimentano con queste sonorità falliscono. Certo, restano certe influenze funky che mi lasciano perplesso, e il disco resta apprezzabile da una fascia limitatissima di pubblico, ma per quella fascia di pubblico il risultato è positivo e soddisfacente. Pur restando un disco di nicchia, è comunque consigliabile agli amanti di queste sonorità. Gli altri provassero a darci un ascolto.

Track by Track
  1. Prelude S.V.
  2. Puppet show 60
  3. Horror vacui 65
  4. Love death - Intermezzo S.V.
  5. You're my stream 70
  6. In loving madness 75
  7. Sehnsucht - Intermezzo S.V.
  8. Shipwreck 80
  9. The city in the sea 70
  10. Schizophrenia - Intermezzo S.V.
  11. Ratz everywhere! 70
  12. Why does the rabbit want to kill me? 75
  13. A strange case 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 80
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
73

 

Recensione di Snarl » pubblicata il 05.04.2020. Articolo letto 839 volte.

 

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