Black Elephant «Seven Swords» (2020)

Black Elephant «Seven Swords» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Susie Ramone »

 

Recensione Pubblicata il:
04.03.2021

 

Visualizzazioni:
1271

 

Band:
Black Elephant
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Titolo:
Seven Swords

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Alessio Caravelli - guitar, vocals; Massimiliano Giacosa - guitar; Marcello De Stefanis - bass; Simone Brunzu - drums.

 

Genere:
Psichedelic Blues Rock Stoner

 

Durata:
31' 9"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
28.08.2020

 

Etichetta:
Small Stone Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Earsplit PR
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Recensione

Un’esplosione lisergica di travolgenti atmosfere psichedelic rock - di chiara matrice henrdrixiana - che spaziano, con omogeneità e fluidità, da tessuti sonori sludge doom metal al blues e al fuzz rock. E’ questo l’eterogeneo sound dei Black Elephant, band originaria di Savona, che nel 2020 ha pubblicato l’album “Seven Swords”, per la storica etichetta Small Stones Records di Detroit. Dopo 10 anni di importanti esperienze live e dopo aver pubblicato, sempre per l’etichetta fondata da Scott Hamilton, l’album “Cosmic Blues” nel 2018 e in precedenza “Spaghetti Cowboys” nel 2012 e “Bifolchi Inside” nel 2014, i Black Elephant giungono ad un importante traguardo di pienezza creativa che si evince chiaramente da questo ultimo lavoro. L’ispirazione dei quattro musicisti - Alessio Caravelli alla chitarra e voce, Marcello De Stefanis al basso, Simone “Brunzu” alla batteria e Marcello De Stefanis alla chitarra - trasuda da tutto l’album, caratterizzato da prevalenti parti strumentali e parti vocali cantate in italiano, elemento di notevole rilevanza in termini di sperimentazione. “Seven Swords”, si apre con “Berta’s Flame”, brano psichedelic rock che sembra virare, a tratti, verso il doom sabbatiano, caratterizzato dai riff di chitarra che guidano la struttura. Il titolo della song costituisce un chiaro omaggio alla famosa canzone di Rino Gaetano, mentre le linee vocali ricordano quelle dei primi Litfiba. Immancabile – leit-motiv dell’intera opera – il sound “sporco”, decisamente “fuzz” e hendrixiano (ma rivisitato). Segue “The Last March of Yokozuna”, brano strumentale che richiama suggestioni space rock, sempre contrassegnato da riff e richiami della chitarra solista, che conduce, come abbiamo rilevato, tutte le strutture dell’album. Colpisce, poi, “Yayoi Kusama”, un vero e sentito omaggio al rock psichedelico, allo stoner, a Hendrix. La chitarra (distorta) è sempre protagonista indiscussa, ma il sound in generale risulta sempre molto omogeneo: dalla pienezza della batteria alle parti di basso ben congegnate. Magnetica è, poi, “Mihara”, song caratterizzata dalla lentezza del ritmo che poi esplode nelle distorsioni del fuzz, sfiorando il doom vero e proprio. Anche qui la struttura del brano è costruita attorno alle parti di chitarra, a volte ipnotica, a volte selvaggiamente hendrixiana negli assoli. Bello anche il finale con la parte cadenzata di batteria. Dopo “Red Sun and Blues Sun”, una canzone “d’essenza”, che richiama i Kyuss, c’è “Sepukku”, canzone “blues fuzz rock” cantata anch’essa in italiano, contrassegnata da strutture vocali che ricordano, a tratti, quelle dei Verdena, in cui, come sempre, la chitarra solista, soprattutto nella seconda parte del brano, domina incontrastata. L’album dei Black Elephant, ispirato a livello tematico, all’immaginario iconico nippo-samurai (non a caso il titolo è “Seven Swords”), si chiude con “Govinda”: otto minuti di trip sonoro che dalle atmosfere rock psichedeliche vira verso il doom e lo sludge, conducendo l’ascoltatore in un viaggio ipnotico, magnetico, cadenzato, che giunge al distorto graffio finale della chitarra, sfumata in sibillini suoni di sottofondo.

Track by Track
  1. Berta's Flame 85
  2. The Last March of Yokozuna 75
  3. Yayoi Kusama 90
  4. Mihara 90
  5. Red Sun and Blues Sun 85
  6. Sepukku 80
  7. Govinda 90
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 85
  • Qualità Artwork: 80
  • Originalità: 85
  • Tecnica: 90
Giudizio Finale
85

 

Recensione di Susie Ramone » pubblicata il 04.03.2021. Articolo letto 1271 volte.

 

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