Kalah «Human» (2021)

Autore:
Led »

Recensione Pubblicata il:
28.01.2022

Band:
Kalah

Titolo:
Human

Nazione:
Italia

Formazione:
Claudia - Vocals
Marco - Rythm Guitar
Mario - Lead Guitar
Alessio - Drums
Dario - Keys and Synth
Enrico - Bass
Electronic-Melo

Genere:
Electronic Power Metal

Durata:
19' 0"

Formato:
CD

Data di Uscita:
01.06.2021

Etichetta:
Autoproduzione

Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione

Diciannove minuti circa di sano Metal Melodic con l'ausilio di innesti elettronici a rendere la proposta ancora più papabile agli amanti del genere. Stiamo parlando di "Human", il nuovo lavoro degli Italiani Kalah di recente formazione ma che sembra abbiano già le idee chiare su come proporre la propria musica.
Un viaggio breve, intenso sulla lunghezza di quattro tracce che lasciano senz’altro trasparire una capacità di scrittura interessante dove adrenalina ed impatto sonoro si fodono a regola d'arte per creare un'atmosfera travolgente resa ancora più trascinante da una voce che esalta l'ascolto e lo rende ancora più avvincente.
La semplicità si mischia con artefatti più ricercati che danno una notevole spinta all'ascolto, ora melodico ora tagliente creando così quel dinamismo che non lascia minuti di distrazione all'ascoltatore. I quattro brani si presentano come profondi, voluminosi ed arrivano quasi in timidezza ma colpiscono con quella maniera genuina che lascia il segno.
Nota di merito alla "nebulosa" produzione, componente che lascia fluire le note in modo increspato ma vero, il "tiro" non manca di certo, potrei definirla a mio modo come sorda e graffiante, alimentando di fatto una sensazione d’autenticità sempre meno riscontrabile nei prodotti di questi tempi.
Senza dubbio, dunque, un disco che più gira e più piace e non si può dire molto altro al momento, i brani sono davvero "l’ideale" (basterebbe l’opener "Eject", non a caso messa all’inizio, per appagare l’entusiasmo, ma fare torti alle altre sarebbe un vero peccato) e non possono far altro che portarvi alla ricerca di questo album, perché in fondo si spera ci sia sempre spazio per le piccole realtà e relative piccole perle.