DARK REDEEMER: il track-by-track di ''Into The Deep Black''
Con l’avvicinarsi della data di rilascio di “Into the deep black” album di debutto dei DARK REDEEMER Blasphemous Records svela la track by track di “Into the deep black” e la data di release party per il lancio dell’album.
Ecco come la band descrive il disco “INTO THE DEEP BLACK”
1.TMC
Il massacro iniziale. Un accenno di tastiere cede il passo all’urto implacabile del brano, drumming a massima velocità e riff con il classico suono “chainsaw” svedese davanti a tutto con intenzione molto old school, passando per un break stile Tarantino/Rodriguez (ricordate “Dal Tramonto all’Alba, vero?), fino all’arrivo del ritornello doomy, pesante come un gigante a quattro gambe, enorme e inquietante con le tastiere di Giulio a tessere attorno alla chitarra e al basso. Il brano racconta di gente defunta non conscia della propria condizione: tendono a incolpare il prossimo dei propri fallimenti e si appoggiano a Dio, alcool e droghe varie (questa trinità rivela inattese affinità) per sentirsi (im)potenti. Come canta Dave, sono “Dead shells roaming in living hell”. Ricorda a tratti lo spirito degli Entombed. The Morgue Commando (TMC) è l’autoproclamata squadraccia di morti viventi che porranno fine a queste esistenze sfortunate. Naturalmente il Commando consta dei nostri quattro prodi e decomposti musicisti.
2.SWALLOW THE CROSS
E’ un mortifero arpeggio mid-tempo ad aprire il pezzo, accompagnato dalla batteria di Manuel con un tiro decisamente anni 90, per confluire in un ancor più truce sezione doomy, con la voce narrante che si appella al prete che conosce molto bene. La strofa è veloce, possente e compatta mentre il personaggio si avvicina alla sua vendetta finale che culmina nell’uccisione del prete, segnata dalla doppia cassa con rullante in battere. Il brano parla ovviamente di sacerdozio e pedofilia, senza moralismi o riferimenti politici: la vittima non smette d’esserlo, nonostante l’aggressore sia lasciato nel suo stesso sangue, perché “No vengeance shall fix my soul, what’s done is done”. Echi degli Obituary attraversano la canzone
3.KILLING RITUAL
Il primo singolo dell’album, guidato da tre elementi: il tempo speed metal portato all’estremo, la voce di Dave e, sopra tutti, Keymaster Giulio che esegue il tema principale: una melodia tormentante, ossessiva (frutto degli incubi di Manuel), con il basso di Ceres a sorreggere l’intera struttura. E non si rallenta fino al lento e inquietante arpeggio che fa da sfondo al fulminante assolo di Dave, di nuovo intrecciato alle tastiere. Questa è la descrizione di un giorno di lavoro di un serial killer: la dedizione, la ritualità, la quieta malignità e la sensazione che potrebbe essere il chiunque della porta accanto, mentre la vittima è prigioniera di mani che sa non la libereranno mai. Ed è il tema del brano, che rende omaggio alle colonne sonore horror/thriller italiane anno 70-80, a emergere nella mente dell’assassino, per ragioni destinate a rimanere ignote, e a scatenare la sua passione per sadismo e morte: “And the song comes to haunt him, like a curse/slowly starts dripping then becomes flood”.
4.CHRISTIANS
Il brano più folle dell’album: un riff thrash incredibilmente veloce (qualcuno ha detto Exodus?) apre le danze, con un assolo ancor più folle che sfocia nel tema di Keymaster Giulio. Il riff mid-tempo dissonante che segue prepara l’ingresso della doppia cassa e guida l’ascoltatore all’apice del delirio del nostro protagonista cristiano, culminante nel ritornello. Quando il tutto rallenta (il che non significa si calmi!), chiede a nientedimeno che dio cosa fare. In questo brano la batteria spazia moltissimo per velocità e intensità, groove e, naturalmente, parla dei credenti, sempre pronti a dare il buon esempio mentre trasgrediscono ciò che essi stessi sentenziano, tiranneggiando chi percepiscono più fragile perché: “I’m a Christian, and I do whatever I want, ‘cause I know I shall be forgiven”. Vergognatevi voi, Christians!
5.INTO THE DEEP BLACK
I devastanti blast beat terminano di colpo l’evocativo parlato iniziale: questa traccia è schiziode, con la velocità che resta illegale con la voce a tenere lo stesso passo…fino a che si rallenta drasticamente lasciando spazio alle parole di Dave e alla storia che raccontano: mentre il riff incede ossessivo il doloroso viaggio di autocoscienza si rivela essere la nascita di una nuova persona, finalmente pronta al suo destino e ad accettare tutto, anche gli angoli più oscuri di sé: “Myself, finally: dirt and reborn”. Questa parte finale è un lento delirio di Dave, che riconosce dove si trova e cosa è venuto a fare: “Your most macabre dreams/your most perverse fantasies/your most violent desires/will be fulfilled shamelessly”. Con armonie che tendono agli ultimi Celtic Frost, il protagonista termina la sua discesa all’inferno: “At the end of your fall you will find yourself in a healing blood sea”.
6.THE ZOMBIEMARCH
Questa e una canzone Manifesto, in quanto dimostra appieno l’amore della band per l’horror. Il lancinante feedback iniziale ci porta a un brano lento, dannatamente groovy, con il suo riff aperto e la sua stmosfera sulfurea con tonnellate di Hammond psichedelico da Keymaster, dove il tiro Death/Doom incontra un riffing alla Obituary nella parte centrale, per lasciare spazio alla sezione assolo che deve qualcosa al grande Chuck Schuldiner e ai suoi Death. Il brano non è altro che un grandioso Stomp Death Metal, ancorato a frequenze più basse possibile. Dave racconta la storia di un uomo il cui disperato finale tentativo di sfuggire a un attacco zombie fallisce: “loro” diventa “noi”: “On and on, we march to nowhere” per una storyline liberamente ispirata a “La Notte dei Morti Viventi” di George A. Romero
7.SEDIBUS INDAGANDIS ET CAUSIS MORBORUM
L’unico strumentale del disco. Keymaster dimostra ancora la sua abilità e produce una spettrale colonna sonora che evoca mistero, minaccia e ansia. Si sentono pure sprazzi di Goblin e John Carpenter! La tensione prepara a cio che seguirà, i due ultimi brani dell’album.
8.INCUBATION
Questa parla di una pestilenza, ispirata da quanto ci circonda da un anno e mezzo: i testi sono cupi e affrontano il tema come se fossimo nel Medio Evo: “not even the weakest sound I hear among the ancient walls”. Un arpeggio distorto e inquieto porta l’ascoltatore nel mid-tempo della strofa, che si compatta fino al bridge, che esplode in un assalto di grezzo black metal. La sensazione di paura, paranoia e solitudine montano e si riflettono nelle parole, in puro stile pestilenza 1347: “Bring out your dead, it’s dawning/the sexton rings the bell/dead man is walking in a burning living hell”. Il finale estende l’esplosione che non lascia superstiti.
9. BURN UNDER THE BLACKENED SKY (VALLEY OF DEATH)
La tuonante sezione ritmica e le tastiere maestose potenziano l’iniziale marcia funebre per un esercito destinato alla sconfitta in un campo desolato, in attesa del suo destino proveniente da oltre nere montagne, nonostante la voce del soldato che ammonisce della futilità della guerra. Con la prima strofa il tempo speed metal viene spinto al massimo, ricreando la frenesia di una battaglia medievale corpo a corpo: “Will we survive even if our faith is strong?”. Il ritornello riprende l’intro, lento, pesante e compatto: “Identical corpses burn under the blackened sky/this is all that’s left/dead meat and silence/comrades will rot into the August sun”. Il finale è un’ulteriore discesa in un inferno fatto di fuoco, sangue e annullamento: “The night’s raven has picked the dead man’s eye/forget my soul”, che chiude canzone e album con un ultimo colpo mortale.
Per chi Volesse partecipare al Release Party ecco le info:
SABATO 25 SETTEMBRE 2021 DALLE ORE 22:00
Dark Redeemer release party " Into the deep Black" album + In-Sight
Evento che si terra presso: UFO a MOZZO (BG)
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/544920216733947/
Ascolta il singolo TMC : https://www.youtube.com/watch?v=wfQmyeooj7o
Dark Redeemer are:
Dave Battaglia – vocals, guitar
Manuel Togni – drums
Giulio Gasperini – Keyboards
Antonio Ceresoli – bass
Ecco come la band descrive il disco “INTO THE DEEP BLACK”
1.TMC
Il massacro iniziale. Un accenno di tastiere cede il passo all’urto implacabile del brano, drumming a massima velocità e riff con il classico suono “chainsaw” svedese davanti a tutto con intenzione molto old school, passando per un break stile Tarantino/Rodriguez (ricordate “Dal Tramonto all’Alba, vero?), fino all’arrivo del ritornello doomy, pesante come un gigante a quattro gambe, enorme e inquietante con le tastiere di Giulio a tessere attorno alla chitarra e al basso. Il brano racconta di gente defunta non conscia della propria condizione: tendono a incolpare il prossimo dei propri fallimenti e si appoggiano a Dio, alcool e droghe varie (questa trinità rivela inattese affinità) per sentirsi (im)potenti. Come canta Dave, sono “Dead shells roaming in living hell”. Ricorda a tratti lo spirito degli Entombed. The Morgue Commando (TMC) è l’autoproclamata squadraccia di morti viventi che porranno fine a queste esistenze sfortunate. Naturalmente il Commando consta dei nostri quattro prodi e decomposti musicisti.
2.SWALLOW THE CROSS
E’ un mortifero arpeggio mid-tempo ad aprire il pezzo, accompagnato dalla batteria di Manuel con un tiro decisamente anni 90, per confluire in un ancor più truce sezione doomy, con la voce narrante che si appella al prete che conosce molto bene. La strofa è veloce, possente e compatta mentre il personaggio si avvicina alla sua vendetta finale che culmina nell’uccisione del prete, segnata dalla doppia cassa con rullante in battere. Il brano parla ovviamente di sacerdozio e pedofilia, senza moralismi o riferimenti politici: la vittima non smette d’esserlo, nonostante l’aggressore sia lasciato nel suo stesso sangue, perché “No vengeance shall fix my soul, what’s done is done”. Echi degli Obituary attraversano la canzone
3.KILLING RITUAL
Il primo singolo dell’album, guidato da tre elementi: il tempo speed metal portato all’estremo, la voce di Dave e, sopra tutti, Keymaster Giulio che esegue il tema principale: una melodia tormentante, ossessiva (frutto degli incubi di Manuel), con il basso di Ceres a sorreggere l’intera struttura. E non si rallenta fino al lento e inquietante arpeggio che fa da sfondo al fulminante assolo di Dave, di nuovo intrecciato alle tastiere. Questa è la descrizione di un giorno di lavoro di un serial killer: la dedizione, la ritualità, la quieta malignità e la sensazione che potrebbe essere il chiunque della porta accanto, mentre la vittima è prigioniera di mani che sa non la libereranno mai. Ed è il tema del brano, che rende omaggio alle colonne sonore horror/thriller italiane anno 70-80, a emergere nella mente dell’assassino, per ragioni destinate a rimanere ignote, e a scatenare la sua passione per sadismo e morte: “And the song comes to haunt him, like a curse/slowly starts dripping then becomes flood”.
4.CHRISTIANS
Il brano più folle dell’album: un riff thrash incredibilmente veloce (qualcuno ha detto Exodus?) apre le danze, con un assolo ancor più folle che sfocia nel tema di Keymaster Giulio. Il riff mid-tempo dissonante che segue prepara l’ingresso della doppia cassa e guida l’ascoltatore all’apice del delirio del nostro protagonista cristiano, culminante nel ritornello. Quando il tutto rallenta (il che non significa si calmi!), chiede a nientedimeno che dio cosa fare. In questo brano la batteria spazia moltissimo per velocità e intensità, groove e, naturalmente, parla dei credenti, sempre pronti a dare il buon esempio mentre trasgrediscono ciò che essi stessi sentenziano, tiranneggiando chi percepiscono più fragile perché: “I’m a Christian, and I do whatever I want, ‘cause I know I shall be forgiven”. Vergognatevi voi, Christians!
5.INTO THE DEEP BLACK
I devastanti blast beat terminano di colpo l’evocativo parlato iniziale: questa traccia è schiziode, con la velocità che resta illegale con la voce a tenere lo stesso passo…fino a che si rallenta drasticamente lasciando spazio alle parole di Dave e alla storia che raccontano: mentre il riff incede ossessivo il doloroso viaggio di autocoscienza si rivela essere la nascita di una nuova persona, finalmente pronta al suo destino e ad accettare tutto, anche gli angoli più oscuri di sé: “Myself, finally: dirt and reborn”. Questa parte finale è un lento delirio di Dave, che riconosce dove si trova e cosa è venuto a fare: “Your most macabre dreams/your most perverse fantasies/your most violent desires/will be fulfilled shamelessly”. Con armonie che tendono agli ultimi Celtic Frost, il protagonista termina la sua discesa all’inferno: “At the end of your fall you will find yourself in a healing blood sea”.
6.THE ZOMBIEMARCH
Questa e una canzone Manifesto, in quanto dimostra appieno l’amore della band per l’horror. Il lancinante feedback iniziale ci porta a un brano lento, dannatamente groovy, con il suo riff aperto e la sua stmosfera sulfurea con tonnellate di Hammond psichedelico da Keymaster, dove il tiro Death/Doom incontra un riffing alla Obituary nella parte centrale, per lasciare spazio alla sezione assolo che deve qualcosa al grande Chuck Schuldiner e ai suoi Death. Il brano non è altro che un grandioso Stomp Death Metal, ancorato a frequenze più basse possibile. Dave racconta la storia di un uomo il cui disperato finale tentativo di sfuggire a un attacco zombie fallisce: “loro” diventa “noi”: “On and on, we march to nowhere” per una storyline liberamente ispirata a “La Notte dei Morti Viventi” di George A. Romero
7.SEDIBUS INDAGANDIS ET CAUSIS MORBORUM
L’unico strumentale del disco. Keymaster dimostra ancora la sua abilità e produce una spettrale colonna sonora che evoca mistero, minaccia e ansia. Si sentono pure sprazzi di Goblin e John Carpenter! La tensione prepara a cio che seguirà, i due ultimi brani dell’album.
8.INCUBATION
Questa parla di una pestilenza, ispirata da quanto ci circonda da un anno e mezzo: i testi sono cupi e affrontano il tema come se fossimo nel Medio Evo: “not even the weakest sound I hear among the ancient walls”. Un arpeggio distorto e inquieto porta l’ascoltatore nel mid-tempo della strofa, che si compatta fino al bridge, che esplode in un assalto di grezzo black metal. La sensazione di paura, paranoia e solitudine montano e si riflettono nelle parole, in puro stile pestilenza 1347: “Bring out your dead, it’s dawning/the sexton rings the bell/dead man is walking in a burning living hell”. Il finale estende l’esplosione che non lascia superstiti.
9. BURN UNDER THE BLACKENED SKY (VALLEY OF DEATH)
La tuonante sezione ritmica e le tastiere maestose potenziano l’iniziale marcia funebre per un esercito destinato alla sconfitta in un campo desolato, in attesa del suo destino proveniente da oltre nere montagne, nonostante la voce del soldato che ammonisce della futilità della guerra. Con la prima strofa il tempo speed metal viene spinto al massimo, ricreando la frenesia di una battaglia medievale corpo a corpo: “Will we survive even if our faith is strong?”. Il ritornello riprende l’intro, lento, pesante e compatto: “Identical corpses burn under the blackened sky/this is all that’s left/dead meat and silence/comrades will rot into the August sun”. Il finale è un’ulteriore discesa in un inferno fatto di fuoco, sangue e annullamento: “The night’s raven has picked the dead man’s eye/forget my soul”, che chiude canzone e album con un ultimo colpo mortale.
Per chi Volesse partecipare al Release Party ecco le info:
SABATO 25 SETTEMBRE 2021 DALLE ORE 22:00
Dark Redeemer release party " Into the deep Black" album + In-Sight
Evento che si terra presso: UFO a MOZZO (BG)
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/544920216733947/
Ascolta il singolo TMC : https://www.youtube.com/watch?v=wfQmyeooj7o
Dark Redeemer are:
Dave Battaglia – vocals, guitar
Manuel Togni – drums
Giulio Gasperini – Keyboards
Antonio Ceresoli – bass
Inserita da: Jerico il 10.09.2021 - Letture: 1130
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