Darksky «Where Angels Hide» [2010]

Darksky «Where Angels Hide» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1274

 

Band:
Darksky
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Titolo:
Where Angels Hide

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Alis Bos - vocals
Francesco Diblasio - guitar
Max Diblasio - keyboards
Davide Martinelli - drums
Maria Torelli - bass

 

Genere:

 

Durata:
41' 23"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2010

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Nonostante siano in giro dall'ormai lontano 1997 (quando tutto si faceva con più fatica e internet non riusciva ancora a sostituire un buon negozio di dischi...), i Darksky pubblicano solo ora il loro primo album full-lenght, ancora una volta autoprodotto, come le precedenti demo.
In questo caso la parte grafica è professionale e ben curata, anche se offre delle soluzioni un po' canoniche. La produzione sonora è piuttosto brillante, adatta, insomma ad una band dalle linee melodiche prevalentemente malinconiche; purtroppo pecca un po' di potenza nei momenti in cui sconfinano completamente nel metal più robusto.
La band suona una sorta di gothic metal, abbastanza variegato di tipiche sfumature, un po' di thrash, un po' di classic, tutto a supporto della grintosa e intraprendente voce di Alis (Francesca Bos). Le tracce sono molto eterogenee, il che non è necessariamente un pregio, sebbene vi sia una volontà molto marcata in sede di composizione di utilizzare diverse risorse per caratterizzarle meglio.
Oltre alle normali variazioni chitarristiche, che passano dal momenti acustici evocativi, ad altri più legati ad un certo tipo di power metal americano, ci sono diversi espedienti elettronici ed effettistici usati per ricreare delle atmosfere più irreali, per dire, quasi introspettive, particolarmente ben riuscite. L'apertura con “Memento” è cupa, marcata da chitarre massicce, e sintetizzatori oscuri, lascia molto spazio ad aperture pianistiche d'effetto. “The Door” offre momenti “da viaggio”, stacchi potenti e vorticosi assoli. “Lex Aeterna” si focalizza inizialmente su suoni elettronici dance, per mescolarsi continuamente con riff aggressivi; arrivando al break finale ambient la band raggiunge forse il momento più emozionante del disco. La conclusiva strumentale “Fatal Frame” pone un accento epico sulla composizione, con tastiere ariose e arzigogolati solisimi di chitarra.
Alla fine dell'ascolto si resta pure un po' spiazzati; il continuo cambiamento delle tracce è sicuramente abile e ben arrangiato, ma non si offre a tutte le orecchie e manca un colpo più diretto, senza fronzoli. La sensazione che ho ricavato è quella di voler far sentire (non intendo per superbia), una capacità compositiva sopra le righe, eppure le tracce non presentano solo numeri complessi, ma, come dicevo all'inizio, moltissimi momenti emozionali (o presunti tali). Perciò ritengo che questo album sia più adatto a chi è abituato all'ascolto di soluzioni più ricercate, magari a quegli ascoltatori di progressive che si pongono come prerogativa l'espansione del genere musicale tramite soluzioni anche tecnicamente preparate.

Track by Track
  1. Memento 65
  2. The Door 75
  3. The Colours Of Dream 70
  4. A Way Out For The Sinner 65
  5. Lightstorm 65
  6. Peaceful Place 65
  7. Lex Aeterna 75
  8. The Last Rose 65
  9. Fatal Frame 65
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
68

 

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