Frozen Tears «Nights Of Violence» [2007]

Frozen Tears «Nights Of Violence» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1376

 

Band:
Frozen Tears
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Titolo:
Nights Of Violence

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Alessio Taiti :: Vocals
Leonardo Taiti :: Rhythm Guitar
Lapo Torrini :: Lead Guitar
Massimiliano Dionigi :: Bass
Giovanni Guarnieri :: Drums

 

Genere:

 

Durata:
49' 30"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2007

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Il fatto è che molto spesso si usa a proprio favore il “fattore innovazione”. Mi spiego: è semplice dichiarare un amore esasperato per generi quali il metal classico, che deve rimanere com'è, e dietro la quale spesso si nascondo band di assoluta insignificanza, mentre si tende a crocifiggere chi ripropone l'ennesimo album di death o black, solo perché non aggiunge nulla. C'è da credere che sia di comodo per il giornalista, da usarsi a simpatia della band. Io preferisco riferirmi all'attitudine, quando entra in gioco questa diatriba, cercando di non nascondermi dietro la mancanza di innovazione e basta. Del resto molti generi vengono suonati con testardaggine dalle band stesse, che emulano con piacere nomi ben più gloriosi. Potrei esemplificare con i cloni degli Slayer, i Maze Of Torment, oppure con i Fleshcrawl, che rapinano i riff dal death svedese d'annata. Gruppi con questi presupposti offrono ben poco se non un tributo; ma del resto non esiste solo una passione per “l'evoluzione tout-court”, c'è chi adora sbattere la testa dietro un riff, che abbia al suo interno la passione che fu, non innovativa, certo, ma sicuramente esaltante, come dev'essere. Questo lungo preambolo mi serve per semplificarvi la vita nel leggere una recensione dettata più dal mio personale gusto che da una barriera insormontabile, a cui troppo spesso e paragonato un giudizio editoriale. L'ennesima fatica dei Frozen Tears si muove sui binari più classici, che più classici non si può, ma almeno tenta di non abusare dei soliti cliché. Per altro sono fieri compagni di etichetta di quei Crying Steel, qualche tempo fa ritornati sulle scene con un altro album che invade lo stesso genere: il metal classico. Con i chiari riferimenti di Accept e metal tedesco in genere, la band ci propone un disco godibile, con qualche calo, ma ben registrato prodotto ed arrangiato. Dopo un inizio col botto rappresentato dalla traccia sostenuta “Instability”, che propone degli avvincenti cori e un bel riff corposo, c'è un brano fiacco, “Queen Of Solitude” con un andamento più hard rock, ma molliccio. Fortunatamente il disco si riprende e non va mai più così giù, da notare il bel riff di “Don't Waste Your Time” e il power doppia cassa di “Stories”. Valido l'apporto di tutti gli strumentisti, ma su tutti devo notare i piacevolissimi assoli e il lodabile lavoro di cori da parte di Alessio Taiti. Apprezzabile l'assenza di una ballad, così' come anche la cover di “Run If You Can” degli Accept, ovvero la quintessenza del disco stesso. Un gradito ritorno per gli appassionati del genere senza tempo.

Track by Track
  1. Instability 70
  2. Queen Of Solitude 50
  3. Heart Of Stone 70
  4. Don't Waste Your Time 75
  5. Who Am I? 75
  6. The Fortress 75
  7. Stories 70
  8. Child's Prayer 65
  9. The Prison 60
  10. Run If You Can 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
68

 

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