Hammer «Ready Motherfucker» [2006]
Hammer
Titolo:
Ready Motherfucker
Nazione:
Italia
Formazione:
Ricchard :: voce & basso
Christian :: chitarra
Arlek :: batteria
Genere:
Durata:
21' 19"
Formato:
2006
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Gli Hammer sono un gruppo italiano dedito all’heavy e trash metal, simili ai Motorhead per la musica che cercano di fare, nati dal leader Ricchard che dopo aver lasciato i Red Rush fonda la band con l’iniziale moniker di Hellrider. Dopo che la ricerca di un cantante per il nuovo gruppo fallì, fu lo stesso Ricchard ad accollarsi l’onere delle vocals, ed in seguito assieme agli altri due componenti della band Christian alla chitarra e Arlek alla batteria, venne a compiersi la registrazione nel 2005 della loro prima opera “First Gig: Blood”. Un opera la prima, che fu di stampo prettamente trash, rievocando il trash anni 80’ ed in parte la NWOBHM.
Successivamente i cloni italiani dei Motorhead, si affacciano più ad un misto tra Heavy metal e rock’n roll all’inglese con una nuova opera che porta il nome di “Ready Motherfucker”.
Questo è il loro secondo lavoro registrato da poco tempo nel 2006. “Ready Motherfucker” si compone per ben 6 brani che sostanzialmente contengono una perfetta esibizione in puro stile rock-metal, anche se da notare di qualche generazione fa e dunque con le varie debolezze tecniche e di contenuto che ci possono essere, sia musicali che liriche. Ci riporta indietro il gruppo di Ricchard ad una musica di almeno 20 anni fa, e lo fanno con violenza e con una grinta che li ha contraddistinti sempre anche nel loro primo prodotto.
Caratteri fondamentali che saltano subito all’orecchio dell’ascoltatore sono indubbiamente, il rock grasso e acido capace di reggere ritmiche veloci e aggressive inframezzato in tutto questo dalla voce di Ricchard, ruvido quanto basta per sembrare convincente in ogni sezione. Purtroppo non si può godere appieno del risultato dell’opera in funzione del fatto che la registrazione non è esattamente di prima qualità. E cosi pure la cura nei dettagli e negli arrangiamenti, insomma i limiti è inutile nasconderlo ci sono per la scelta che è stata fatta nel fare questo tipo di musica. Le chitarre e il basso, valide tecnicamente, spaziano dal metal dei Motorhead al blues di Joe Cocker come viene espresso nelle ultime due tracce, mentre la voce appare somigliante all’hard rock degli AC/DC. E’ cosi per la intro “Battlefield” e “Don’t Make me Angry” in seguito la terza e la quarta traccia esprimono un animo decisamente metal come “Hurricane” e “Evil’n’Divine”. Il lavoro poi prosegue con le ultime due canzoni che come abbiamo detto rappresentano due pezzi più vicini al blues come “Priest In Hell” e sopratutto “One is a bitch, One is a Witch” che presta il fianco a questa sensazione.
Insomma analizzando questo album si può concludere affermando che può essere sicuramente un attrattiva per i nostalgici del genere e di tutti quei gruppi appartenenti ad un era. Ma credo anche che non susciterà nulla di particolare alle nuove leve. Ma in ogni caso e questo tengo a sottolinearlo, credo che a prescindere da tutto, gruppi del genere come gli Hammer, siano assolutamente da non perdere nelle esibizioni live dove possono realmente dare il meglio di sé, con la loro energia. Per quanto riguarda l’opera, non è assolutamente male, anche se a parte quanto già è stato detto, difetta di originalità. Attendiamo i nuovi sforzi della band e sono sicuro che possono avere tutte le possibilità per migliorare.
Track by Track
- Battlefield 70
- Don't Make Me Angry 60
- Hurricane 70
- Evil N' Divine 65
- Priests In Hell 60
- One Is A Bitch, One Is A Witch 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 60
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 65
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
65Recensione di Ryosaku pubblicata il --. Articolo letto 1704 volte.
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